Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
27 Novembre - 03 Dicembre 2005
Tempo di Avvento I, Colore viola
Lezionario: Ciclo B, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Lunedì 28 novembre 2005

Io verrò e lo curerò...

In una epoca come la nostra segnata dalla incertezza, l'attesa può sembrare inutile perché insopportabile la situazione odierna. Ci troviamo nel tempo dell'assenza di Dio pensando che abbia abbandonato la sua casa, gli uomini. E si l'attesa sembra inutile, la preghiera o andare a messa può essere ritenuto come perdita di tempo nel senso che non è esaudita e la fede può essere vista come illusione. In tale situazione, che fare? Affidarsi alla buona sorte o credere sperando in un mondo nuovo che sarà restaurato dal Colui che viene? Affidarsi alla buona sorte è togliere ogni possibilità di un incontro proficuo e non aiuta poi a compiere il cammino interiore. Credere e sperare è un atteggiamento che ci vuole per rispondere all'invito del profeta. Il profeta Isaia si rivolge al popolo, lo invita di camminare, a salire per incontrare il Signore perché è lui che può indicare la via per camminare per i suoi sentieri. Questo cammino è metaforico che indica il percorso del cuore per andare incontro al Signore dentro il cuore e con il cuore. È un andare con l'anima per incontrare il giudice che viene, lo si incontra nel suo tempio che è Gesù stesso, Colui che attendiamo. Egli è il tempio del Padre perché abita in lui il Padre e in lui si incontra con il Padre, con Dio. Il profeta Isaia annunzia l'era messianica come un tempo di giustizia e di pace. Per vivere quest'era di giustizia e di pace del Signore che viene, non ci occorre affidarsi alla buona sorte perché non permette di camminare anzi mantiene seduto, immobile, ma credere, sperare per camminare. La domanda che si può fare è come camminare per incontrare il Messia che viene per stabilire il regno di giustizia e di pace? Siamo tentati dal vivere frenetico, dal fare che ci può distogliere da ogni voler camminare perché resi pesanti dalle vicende quotidiane. Camminare è un impegno interiore per questo ci vuole la fede. Il cammino da fare è un cammino della fede, nella fede con il cuore. Solo con la fede che si va incontro al Messia che viene, solo con la fede lo si può incontrare e nella fede che si rivela e agisce la potenza di Dio. La fede rende vigilante colui che è in attesa per un incontro fruttuoso. L'atteggiamento del centurione di cui ci parla il vangelo è fondamentale. Egli ha una fede più grande e Gesù lo riconosce ed è questa stessa fede che ha fatto si che possa andargli incontro. Ogni giorno deve essere un passo e ogni passo deve includere tutta la vita non solo una parte e deve caratterizzare il cammino della fede.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Il padre Dula diceva: "Tronca molte relazioni, perché il tuo spirito non venga assediato da una guerra che lo distrugga e turbi l'unione con Dio".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FIGLI DEI NOBILI E DEI POVERI

Quanto poi alle sue sostanze, promettano sotto giuramento nella carta di petizione che né per sé né per mezzo di un loro rappresentante né in qualunque altro modo gli daranno mai alcuna cosa e neppure occasione di averla; oppure, se non vogliono fare così ma intendono offrire qualcosa in elemosina al monastero quale compenso, facciano regolare donazione dei beni che desiderano dare, riservandosene eventualmente l'usufrutto. E così siano precluse tutte le vie per cui al fanciullo non rimanga alcuna illusione, ingannato dalla quale egli possa - non sia mai! - perdersi: cosa che purtroppo abbiamo appreso per esperienza. Allo stesso modo facciano i genitori meno ricchi. Quelli poi che non hanno proprio nulla stendano semplicemente la petizione e offrano, davanti a testimoni, il proprio figlio insieme all'oblazione della Messa.

Cap.59,3-8.