Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
25 Settembre - 01 Ottobre 2005
Tempo Ordinario XXVI, Colore verde
Lezionario: Ciclo A | Anno I, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Venerdì 30 settembre 2005

Guai a te.

È un gravissimo peccato non accorgersi dei beni che il Signore riversa su di noi. È peccato anche pensare e credere che tutto ci sia dovuto o che tutto dipenda solo ed esclusivamente dalle nostre forze e dalle nostre capacità. Dono incommensurabile e gratuito è la fede, dono luminosa è la parola di Dio rivelata. Ci consente di conoscere l'Onnipotente che si autorivela e la nostra vera origine, l'essere cioè sgorgati dalla stessa pienezza di divina. Il dono più grande è sicuramente il Verbo incarnato, la persona di Cristo, che è venuto ad abitare in mezzo a noi e si fatto in tutto simile a noi. Egli è il nostro salvatore e redentore. Egli è per noi la Verità. Ecco donde sgorga il dovere di accogliere con gratitudine ed amore la sua Parola. È un annuncio di certezza e fuga ogni nostro errore e ci orienta al vero e sommo bene. Gesù adempie la prima parte della sua divina missione offrendo un annuncio di salvezza. Da forza alle sue parole compiendo fatti prodigiosi e segni che evidenziano la sua origine divina. Guai a chi colpevolmente non accoglie come seme fecondo di immortalità la parola di Gesù. Accadeva ai tempi del Signore duemila anni fa, accade ancora ai nostri giorni. Quale grande responsabilità! Spegnere la luce della parola divina significa concretamente immergersi nel buio più nefasto, nel regno della morte, della violenza e dell'errore. Quotidianamente ne vediamo le tristi conseguenze. Abbiamo urgentissimo bisogno di operare un grande recupero di verità ultime ed essenziali. Altrimenti resteremo disorientati e vagabondi.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un novizio volle un giorno rinunciare al mondo. Disse all'anziano: "Voglio diventare monaco". L'anziano rispose: "Non ce la farai". L'altro disse: "Ce la farò". L'anziano disse: "Se realmente lo vuoi, va', rinuncia al mondo, poi vieni ad abitare nella tua cella. Egli se ne andò, donò ciò che possedeva, tenne per sé cento monete e tornò dall'anziano. L'anziano gli disse: «Va' ad abitare nella tua cella». Andò ad abitarvi. Mentre era là i suoi pensieri gli dissero: «La porta è vecchia e deve essere sostituita». Andò dunque a dire all'anziano: «I miei pensieri mi dicono: La porta è vecchia e deve essere sostituita». L'anziano gli rispose: «Tu non hai ancora rinunciato al mondo; va', rinuncia al mondo, e poi abita qui». Se ne andò, donò novanta monete, ne tenne dieci e disse all'anziano: «Ecco, ho rinunciato al mondo». L'anziano gli disse: «Va', abita nella tua cella». Andò ad abitarvi. Mentre era là i suoi pensieri gli dissero: «Il tetto è vecchio e deve essere rifatto». Andò dall'anziano: «I miei pensieri mi dicono: Il tetto è vecchio e deve essere rifatto». L'anziano gli disse: «Va', rinuncia al mondo». Il fratello se ne andò, donò le dieci monete e tornò dall'anziano: «Ecco che ho rinunciato al mondo». Mentre era nella sua cella i suoi pensieri gli dissero: «Ecco, tutto è vecchio, verrà il leone e mi mangerà». Espose i suoi pensieri all'anziano che gli disse: «Vorrei che tutto cadesse su di me e che il leone venisse a mangiarmi, per essere liberato dalla vita. Va', dimora nella tua cella e prega Dio».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALE DEVE ESSERE IL CELLERARIO DEL MONASTERO

Tutti gli oggetti e tutti i beni del monastero li consideri come i vasi sacri dell'altare; e non ritenga nulla di poco conto. Non si lasci dominare dall'avarizia e neppure sia prodigo o sperperatore dei beni del monastero, ma faccia tutto con misura e secondo le direttive dell'abate. Soprattutto sia umile e a chi non può procurare la cosa richiesta dia una buona parola di risposta, come sta scritto: «Una buona parola vale più di ogni dono prezioso» (Sir 18,16-17). Tenga sotto la sua cura soltanto ciò che l'abate gli avrà affidato; non ardisca invece ingerirsi in ciò da cui l'abate lo avrà escluso. 1La quantità di cibo stabilita la serva ai fratelli senza alcuna arroganza e senza ritardi per non scandalizzarli, ricordando che cosa meriti, secondo la parola del Signore, chi scandalizza uno dei piccoli (Mt 18,6).

Cap.31,10-16.