Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
18 - 24 Settembre 2005
Tempo Ordinario XXV, Colore verde
Lezionario: Ciclo A | Anno I, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Mercoledì 21 settembre 2005

Il Nuovo Apostolo... Seguimi...

Si tratta di un convertito, di un uomo prima seduto comodamente al banco delle imposte; poi Gesù che passa, il suo sguardo di che si posa su di lui e un invito categorico: "Seguimi!". La risposta di Matteo e immediata: "ed egli si alzò e lo seguì". Viene da pensare: quanti tentennamenti da parte dei chiamati di oggi!. Matteo non esita, non perché non ne abbia motivi, ma solo perché si fida di chi lo ha chiamato. Certamente non sarà stato facile per lui abbandonare quel banco e tutte le sue finanze. Evidentemente il nuovo apostolo ha un idea chiara su Gesù e ha intuito quale ricchezza potrà trovare nel seguirlo. Infatti appronta un lauto banchetto in onore dell'ospite divino per celebrare quell'incontro, quella chiamata, quella risposta e quella grazia di misericordia e di perdono che riceve da Gesù. Il Signore ancora una volta affronta il rischio dell'incomprensione e dell'accusa da parte degli scribi e dei farisei perché mangia con i pubblicani e con i peccatori. Nella loro grettezza e miopia non possono comprendere il valore di un pentimento, di una conversione, di un perdono e di un mandato per una nuova missione e una nuova vita, quella che sarà da quel giorno il programma nuovo della esistenza di Matteo. La conclusione finale di questa bella storia è nell'annuncio solenne di una missione, di un modo eterno dell'agire di Dio e dello stesso Cristo: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati" e ancora: "Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". È consolante, vero?


Apoftegmi - Detti dei Padri

Gregorio disse: «Che la tua opera sia pura per la presenza del Signore e non per l'ostentazione».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALE DEVE ESSERE IL GRADO DELLA SCOMUNICA

La misura della scomunica o del castigo corporale deve essere proporzionata alla gravità della colpa; e la valutazione di questa dipende esclusivamente dal giudizio dell'abate. Se un fratello comunque si rende colpevole di colpe leggere sia privato della partecipazione alla mensa comune. Per chi viene escluso dalla mensa si usi questa norma: non canti da solo in coro né salmo né antifona né proclami le letture, finché non abbia fatto la soddisfazione; inoltre prenda il pasto da solo dopo la refezione dei fratelli; così, per esempio, se i fratelli mangiano all'ora sesta, egli mangi a nona; se i fratelli a nona, egli a vespro, finché, dopo un'adeguata soddisfazione, non abbia ottenuto il perdono.

Cap.24,1-7.