Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
07 - 13 Agosto 2005
Tempo Ordinario XIX, Colore verde
Lezionario: Ciclo A | Anno I, Salterio: sett. 3

Commento alle Letture

Venerdì 12 agosto 2005

Quello che Dio unisce l'uomo non lo separi...

L'amore di sua natura è unitivo. Quello che unisce due esseri umani di sesso diverso è anche esclusivo e indissolubile. Quella unione sin dal principio per espresso volere del Creatore è destinato alla fecondità e all'aiuto reciproco. La fecondità garantisce la crescita e il moltiplicarsi della specie umana, un compito sublime che mette la creatura in diretta collaborazione con la Fonte stessa della vita. La nostra somiglianza significa concretamente non solo capacità di intendere e di volere, ma anche l'innato moto dell'anima ad amare. Dopo la triste esperienza del peccato gli istinti umani tentano di prendere il sopravvento e far deviare l'amore verso la soddisfazione degli istinti più bassi. Per questo Gesù ha istituito il sacramento del matrimonio affinché ciò che è solo umano e corrotto riceva il sigillo della consacrazione da parte del Signore. Possiamo dire che occorre che quell'alito puro e intenso che Dio ha usato per vivificare il nostro corpo deve ancora soffiare sugli sposi per renderli capaci di amore, di donazione, di sacrificio, di fecondità e di indissolubilità. Tutto ciò è quello che noi chiamiamo "la grazia" del sacramento. È una grazia che deve essere alimentata dalla preghiera costante dei coniugi. Non è sufficiente quella che viene data gratuitamente il giorno della celebrazione del matrimonio. Quella sacra unione de ve essere celebrata e ri – celebrata tante e tante volte. Sono tante le insidie alla fedeltà dei coniugi. Ai nostri giorni forse più che in altri tempi per le facili occasioni di tradimento che accadono. Il rischio più grande, che troppo spesso sta diventando triste realtà, è che l'uomo separa ciò che Dio unisce e allora quella unione che doveva essere fonte di felicità, occasione di aiuto reciproco, scuola di amore per i propri figli, si tramuta in un inferno perché in luogo dell'amore subentra l'odio, la divisione per i coniugi e il disorientamento e il pianto per i figli. Dovremmo aver capito, dopo tante tristi esperienze che l'amore coniugale e come una lampada ad olio, va alimentata affinché non si spenga e l'alimento ottimo è la preghiera fatta insieme.


A BASSANO ROMANO: SAN GRATILIANO M.
Patrono del Paese, soll.

“Gesù disse ai suoi discepoli: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna”. In queste parole è racchiusa la motivazione che hanno indotto e inducono i martiri a subire ogni tortura sino alla morte L'Apostolo Giacomo ribadisce lo stesso concetto quando scrive: “Beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano”. Coronare la vita significa spenderla nel modo migliore possibile, conseguire il premio promesso di gran lunga più prezioso della vita e dei giorni che potremmo ancora godere quaggiù. Dice ancora il Signore: “Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima?”. Il calcolo dei valori e l'intelligenza della fede consente ai martiri di fare le loro scelte eroiche. È però la stessa fede che deve guidarci tutti i giorni della nostra vita. Con quella stessa luce dobbiamo affrontare le inevitabili prove che tutti, in modi diversi. tutti dobbiamo subire. O ci lasciamo illuminare dalla fede o ci condanniamo ad una lotta assurda contro le avversità che non potremmo mai evitare e sconfiggere. La vera vittoria è proprio quella dei gloriosi martiri e di tutti i Santi che hanno amato la sofferenza perché vista come strumento di meriti e vera gloria. Entrano in gioco il tempo e l'eternità, la vita presente e la vita futura, i beni di questo mondo e quelli ultraterreni, la vita e la morte. La potenza del mondo e la fragilità dei credenti si affrontano e si confrontano con un esito apparentemente scontato, ma viene letteralmente capovolto al cospetto di Dio. È determinante quindi la fede e l'abbandono in Dio, è indispensabile la luce dello Spirito Santo e la grazia divina che ci sostiene nelle nostre scelte quotidiane.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Discernimento

«Un anziano disse: "Non fare niente prima di aver esaminato il tuo cuore per vedere se ciò che stai per fare è secondo Dio"».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il primo gradino dell'umiltà si sale quando, avendo sempre davanti agli occhi il timor di Dio, si fugge nel modo più assoluto la dimenticanza; ci si ricorda sempre di tutti i comandamenti di Dio e si medita continuamente nel proprio cuore come cadano nella geenna per i loro peccati quelli che disprezzano Dio e come la vita eterna sia preparata per quelli che lo temono; e, guardandosi ogni momento dai peccati e dai vizi di ogni genere, cioè dei pensieri, della lingua, degli occhi, delle mani, dei piedi, della volontà propria, nonché dai desideri della carne, ci si affretti ad amputarli.

Cap.7,10-12.