Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
17 - 23 Luglio 2005
Tempo Ordinario XVI, Colore verde
Lezionario: Ciclo A | Anno I, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Sabato 23 luglio 2005

Diamo ragione della speranza che è in noi!

Tanto il Primo quanto il Secondo Testamento, quando parlano di alleanza, fanno sempre riferimento ad un sacrificio di sangue: gli Israeliti ne sono aspersi e Gesù lo dona per la salvezza di tutti. Il brano di oggi presenta una scena grandiosa che un po' ci fa dimenticare quella accozzaglia di gente in fuga dall'Egitto, ma come sempre bisogna ridimensionare: ciò che la memoria propone è sempre più grande e maestoso di quanto gli avvenimenti lo siano stati nella realtà. Questo non vuol togliere niente alla centralità dell'episodio, al contrario ci mette in guardia dal non ricercare Dio nella grandezza degli eventi. A tal proposito, inviterei a rileggere 1Re 19, 9-13, in cui il profeta Elia scopre Dio nella brezza leggera e non certo nei terremoti e nel vento impetuoso. Il celebrare l'alleanza con Dio ha una dimensione comunitaria che si esprime nel gesto liturgico-cultuale, ma a fondamento c'è un rapporto personale. Il passo dell'Esodo, oggi proposto, è preceduto da continui colloqui tra Dio e Mosè, senza considerare che sovente nell'AT il popolo eletto è ritenuto una persona, anzi in molti casi la sposa. Ed è nel rapporto di intimità con Dio che riusciamo ad accettare la parabola del grano e della zizzania. Spesso guardandoci intorno ci chiediamo il perché di tanto male e non sappiamo dare una risposta. Da cristiani però dovremmo poter offrire una speranza a noi stessi e a quanti ci chiedono ragione del nostro credere "nonostante tutto". La speranza risiede in Cristo e nel suo Regno che, anche se non in maniera eclatante, cresce e si stabilizza nell'attesa dell'esplosione gioiosa del bene.


Apoftegmi - Detti dei Padri

"Un fratello chiese ad un anziano: 'Come trovare il Nome del mio Signore Gesù Cristo?'. L'anziano gli disse: 'Se tu non ami prima la fatica, non puoi trovarlo'".

Si giunge, paradossalmente, ad amare la fatica, non in sé, ma guardando alla meta.

Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALE DEVE ESSERE L'ABATE

Sappia l'abate che si è assunto l'incarico di guidare le anime e perciò deve prepararsi a renderne conto; e di quanti fratelli egli sa affidati alle sue cure, sia ben certo che nel giorno del giudizio dovrà appunto rendere conto a Dio di tutte e singole queste anime, compresa naturalmente la sua. E così, nel continuo timore dell'esame che, quale pastore, subirà circa le anime a lui affidate, mentre si dà pensiero per il rendiconto altrui, si fa sollecito per il proprio; e mentre con i suoi ammonimenti bada alla correzione degli altri, egli stesso viene emendandosi dei propri difetti.

Cap.2,37-40.