Il tema della misericordia (Genesi) si intreccia con le esigenze della vocazione. Seppure lontanissimi cronologicamente e letterariamente i due brani proposti danno il primo la cifra di una vita religiosa nel senso più vero del termine (rapporto con Dio - compassione per l'altro impetrazione di misericordia) e il secondo esprime la radicalità dell'approccio all'esistenza religiosa. Ciò che dà significato all'essere "uomo di Dio" è scoprire giorno per giorno di avere "viscere di misericordia" tali da poter intercedere presso il Signore affinché "sia lento all'ira e grande nell'amore". Le dichiarazioni di misericordia del brano veterotestamentario sembrano cozzare contro le esigenze della radicalità del messaggio cristiano (per una volta pare che si possa sfatare il mito di un Dio giudice e adirato del Primo Testamento). Perché la misericordia sia un dono dello Spirito, implorato e vissuto, si deve seguire Cristo senza slanci repentini ("Maestro ti seguirò dovunque tu vada") e senza ripensamenti ("Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre"), ma bisogna camminare nella diuturna fatica verso la gioia cristiana.
Disse: "fare elemosine è comunque cosa buona: anche se si fanno per piacere agli uomini, si volgono poi in cosa gradita a Dio".
I FRATELLI SI OBBEDISCANO A VICENDA Il bene dell'obbedienza deve essere praticato da tutti non solo verso l'abate, ma i fratelli devono anche obbedirsi vicendevolmente, persuasi che per questa via dell'obbedienza essi andranno a Dio. Riservata dunque la precedenza agli ordini dell'abate o dei superiori da lui costituiti - ai quali non vogliamo che si antepongano comandi privati - per il resto tutti i più giovani obbediscano ai più anziani con carità e premura. Chi si mostra riluttante a ciò, sia punito.