Essere ciechi nel linguaggio biblico non ha solo una dimensione fisica, ma prevalentemente spirituale: riguarda sia l'anima sia gli occhi. Esempi di cecità spirituali abbondano nella scrittura sacra, abbondano nella nostra vita: "Sordi, ascoltate, ciechi, volgete lo sguardo per vedere. Chi è cieco, se non il mio servo? Chi è sordo come colui al quale io mandavo araldi? Chi è cieco come il mio privilegiato? Chi è sordo come il servo del Signore? Hai visto molte cose, ma senza farvi attenzione, hai aperto gli orecchi, ma senza sentire". Così si esprime il profeta Isaia. Gli scribi e i farisei sono definiti ciechi da Gesù: «Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!». Gli stessi apostoli stentavano spesso a credere alle parole del Signore perché il loro spirito era accecato e orientato dalle logiche umane. Ricordiamo i due discepoli di Emmaus, che non riconoscono Gesù lungo la via perché i loro occhi erano accecati per mancanza di fede nel risorto: Riconosceranno Gesù quando proclama e spiega la parola e nello spezzare il pane. Gesù si proclama luce del mondo e afferma: «Ancora per poco tempo la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce, perché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce credete nella luce, per diventare figli della luce». La luce di Cristo viene infusa in noi mediante la fede. Questa è la virtù fondamentale che ci apre la vista dell'anima per accogliere la persona Cristo e le verità che egli ci ha rivelate. «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Dopo aver ripetutamente affermato l'importanza della fede Gesù interviene, compiendo miracoli a favore dei ciechi per riaprire loro occhi e anima. Molti di loro inizialmente implorano sola la guarigione dalla loro cecità fisica. Alla richiesta di Gesù, «Che vuoi che io ti faccia?», anche nel vangelo odierno, il cieco implora: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». Egli però intende dargli più di quanto osa sperare. «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada». La fede del cieco nato aveva già riconosciuto Gesù e nella sua preghiera gridata umilmente implorava: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».Da cieco e mendicante lo ritroviamo, dopo l'intervento prodigioso di Cristo, illuminato nel corpo e nello spirito: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada».
L'Abba Pastor disse: Non abitare in un posto dove ti accorgi che gli altri ti invidiano, perché là non potrai crescere.
NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI Colui che deve essere ammesso prometta nell'oratorio alla presenza di tutti la sua stabilità, la conversione dei suoi costumi e l'obbedienza, davanti a Dio e ai suoi Santi, perché se un giorno dovesse agire diversamente, sappia che sarà condannato da Dio stesso del quale si prende gioco. Di questa sua promessa rediga una carta di professione a nome dei Santi di cui lì si conservano le reliquie e dell'abate presente. Tale carta di professione la scriva di sua mano lui stesso; oppure, se non sa scrivere, la scriva un altro a sua richiesta e il novizio vi apponga un segno; e poi di sua mano la deponga sull'altare. Dopo averla deposta, il novizio intoni subito questo versetto: «Accoglimi, Signore, secondo la tua parola e avrò la vita: non deludermi nella mia speranza» (Sal 118,116). Tutta la comunità ripeta per tre volte il versetto, aggiungendovi il Gloria Patri. Allora il fratello novizio si prostri ai piedi di tutti, perché preghino per lui; e da quel momento sia ormai annoverato tra i membri della comunità.