Il Signore dilata i nostri orizzonti; sembra stringere il nostro cuore nella tristezza e nel timore di essere abbandonati e invece, più che mai oggi, come lui stesso ci dice, è vicino, è con noi e lo sarà per sempre. Anche se non ne abbiamo coscienza, con l'Ascensione aumenta la nostra familiarità con la Trinità nella quale siamo inseriti per un misterioso progetto di amore che si realizza nonostante la nostra miseria. "È asceso il buon Pastore alla destra del Padre, veglia il piccolo gregge..." (Inno dei Primi Vespri) destinato ai pascoli eterni; un gregge in attesa di doni di grazia perché possa rafforzare la sua identità, la sua elezione; "...cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità" (Ef. 4). Questa è l'eredità che siamo chiamati a ricevere con rinnovata gioia e trepidante attesa dello Spirito che illuminerà ogni passaggio, a tempo opportuno. Il Signore ascende al cielo, ma non a mani vuote; se noi vogliamo possiamo donargli il nostro cuore, un pegno d'amore prezioso e vitale che possa essere già adagiato nel posto che Lui ci prepara. "Il vero amatore non si contenta di esser solo ad amare il suo amante, ma desidera farlo conoscere, amare da tutte le creature" (S.M.Maddalena de' Pazzi). Ecco il nostro impegno, personale ed ecclesiale al tempo stesso; il Signore desidera avere con sé tutto il suo gregge e anche attraverso la nostra disponibilità, realizza questo desiderio... "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato". (Mt, 28, 19-20) Allora coraggio! Se il Signore è con noi nessuno potrà ostacolare la nostra corsa verso l'Amore, nessuno potrà impedirci di comunicare Cristo e i suoi insegnamenti in una Chiesa che vuole crescere in santità, in unità perfetta con chi l'ha voluta, difesa, amata...
Un giorno a Sceta si scoprì che un confratello aveva peccato; gli anziani si riunirono e mandarono a chiamare l'Abba Mosè, dicendogli di venire; ma quello non volle andare. Allora il presbitero lo mandò a chiamare dicendo: Vieni, poiché la comunità dei confratelli ti attende. E quello, levatosi, andò. Tuttavia portando con sé una cesta vecchissima, la riempì di sabbia e se la trascinò dietro. Quelli gli andarono incontro dicendo: Che significa, o Padre? E il vecchio rispose loro: I miei peccati scorrono a profusione alle mie spalle e io oggi sono venuto a giudicare i peccati altrui? Allora essi, sentendolo, non dissero nulla al confratello, e anzi lo perdonarono.
I FRATELLI CHE SI TROVANO MOLTO LONTANO DALL'ORATORIO I fratelli che lavorano molto lontano dall'oratorio e non possono accorrervi all'ora stabilita, e l'abate sa che è veramente così - celebrino l'Opus Dei nel luogo stesso dove lavorano, inginocchiandosi con santo timor di Dio. Così pure i fratelli che sono in viaggio non lascino passare le ore stabilite per l'Ufficio divino, ma lo dicano da soli come meglio possono e non trascurino di rendere a Dio il debito del loro servizio.