Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
13 - 19 Febbraio 2005
Tempo di Quaresima I, Colore viola
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Sabato 19 febbraio 2005

Pregare per i nemici e i persecutori.

Guardare con benevolenza i nemici e ancor più i persecutori è virtù rara. Richiede eroismo che non lo si pratica senza la grazia divina. A noi sembra perfino doveroso tenerli a debita distanza. Gesù senza mezzi termini ci chiede di amarli e di pregare per loro. Dobbiamo quindi non soltanto non escluderli dal nostro amore fraterno, ma addirittura includerli nella schiera dei nostri prediletti. Per nostra fortuna colui che tanto ci chiede ci ha dato non solo il comando, ma uno splendido esempio. Egli infatti dice: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Si paragona al pastore buono che, messo al sicuro il gregge nell'ovile, va in cerca della pecora presuntuosa che si è perduta. Dall'alto della croce lancia il suo perdono ai suoi crocifissori. A Pietro che gli chiede quante volte bisogna perdonare, Gesù risponde "settanta volte sette", cioè sempre. Tutta la sua missione, dall'incarnazione alla gloriosa assunzione al cielo, è stata improntata al perdono, alla riconciliazione. S. Paolo esalta l'opera di Cristo dicendo: "Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi". È stato quindi Lui per primo ad amare i nemici e il suo amore poi è giunto fino allo stremo, fino al dono della vita. Ci ha così dimostrato che l'amore vero esclude ogni calcolo e supera ogni logica umana. Del resto la nostra stessa vita altro non è che un atto gratuito di amore. Quale ragione quindi potremmo addurre per escludere chicchessia dalla sfera della nostra fraternità e dalle intenzioni delle nostre preghiere? Siamo impegnati per vocazione ad essere operatori di pace, ma non riusciremmo mai e poi mai a costruirla senza aver prima ammansito con la preghiera e il perdono tutti i nostri nemici. Potremmo così godere dei frutti della redenzione e farli sentire a tutti.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Abba Poemen disse: "Conosco un fratello a Scete che per tre anni digiunò di due giorni in due giorni, tuttavia non riuscì a vincere. Quando però lasciò stare il digiuno per due giorni interi e cominciò a digiunare solo fino a sera, ma con discernimento, allora riuscì a vincere". Quindi mi disse abba Poemen: "Mangia senza mangiare, bevi senza bere, dormi senza dormire, agisci con te stesso con discernimento, e troverai riposo"».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il sesto gradino dell'umiltà si sale quando il monaco si accontenta delle cose più povere e spregevoli e in ogni incarico che gli viene affidato si considera un operaio cattivo e indegno, facendo proprie le parole del profeta: «Sono stato ridotto a nulla e sono diventato uno stolto; davanti a te stavo come una bestia: ma io sono sempre con te» (Sal 72,22-23a Volg.).

Cap.7,49-50.