Data la situazione di peccato, la nostra conseguente fragilità, è molto probabile ritrovarci come il povero di Gerico: ciechi, immobili, sulla strada come mendicanti di luce di pane e soprattutto di qualcuno che abbia pietà del nostro misero stato. Siamo già fortunati se qualcuno ci avverte che sta passando vicino a noi Gesù Nazzareno. È già una grande grazia se abbiamo anche la capacità di riconoscere la nostra miseria, la nostra indigenza, la nostra cecità. Vuol dire che la nostra fede è viva se poi dal profondo del nostro cuore si leva il grido accorato della preghiera verso Colui che può guarirci. «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». È importante notare come alcuni caritatevolmente ci informano che sta passando Gesù e altri ci rimproverano perché le nostra grida sarebbero di disturbo". Lo sgridavano, perché tacesse". Il povero mendicante ci offre un bell'esempio di perseveranza nella preghiera e di fede viva nel Signore: "Ma lui continuava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù che dice di se: "Io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita", si fermò e ordinò che glielo conducessero. Esortandolo poi a ripetere la sua invocazione, Gesù vuole dare ulteriore slancio alla sua fede. prima che torni la vista agli occhi della carne Egli vuole che risplenda la luce dell'anima. Infatti gli dice: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».Gli astanti prima in atteggiamenti diversi alla vista del miracolo, anch'eesi s'illuminano e danno lode a Dio. S. Agostino soleva ripetersi: "Ho timore del Signore che passa!". Lo stesso santo timore dovremmo nutrire anche noi: il Signore passa e bussa alla porta del nostro cuore in tanti modi e momenti diversi della nostra vita. Sarebbe un grave peccato lasciarlo passare e non rispondere con la nostra vita alle sue divine ispirazioni.
L'Abba Pastor disse: Allontanati da ogni uomo che quando discorre polemizza continuamente.
SE IL MONACO PUÒ RICEVERE LETTERE O ALTRE COSE Non sia assolutamente permesso al monaco ricevere, senza il consenso dell'abate, lettere, pii regali o qualunque altro benché piccolo oggetto, sia da parte dei parenti che di qualsiasi altra persona, né di mandarli loro e neppure di scambiarseli tra i fratelli. E anche se dai suoi parenti gli viene inviata qualche cosa, non ardisca accettarla senza averne prima avvisato l'abate. Se l'abate poi darà il permesso di accettarla, abbia piena facoltà di destinarla a chi vuole; e non si rattristi di ciò il fratello a cui la cosa era stata inviata, per non dare occasione al diavolo. Chi oserà agire diversamente, sia sottoposto alla disciplina regolare.