Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
31 Ottobre - 06 Novembre 2004
Tempo Ordinario XXXI, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 3

Commento alle Letture

Mercoledì 03 novembre 2004

Rinunciare soprattutto ai propri beni

Sembra, a prima vista, assurdo e contraddittorio quanto il Signore ci chiede e ci propone: "Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo". Come può Gesù parlare di odio per le persone che ci sono più care egli che è amore nella sua natura divina e umana? Non ha amato egli di tenerissimo amore la Madre sua e Giuseppe, il custode fedele della sua umana famiglia? Egli ci ha detto che non è venuto ad abolire la legge, ma a dare compimento. Rimane intangibile il comandamento di onorare il padre e la madre, ma conserva tutta la sua forza il comando di lasciare tutto per affermare il primato assoluto di Dio. È la condizione per essere veri discepoli di Cristo, è una esigenza della sequela e della fedeltà. La spiegazione la troviamo conclusione del brano evangelico di oggi: "Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo". Il Signore sa bene che tutto ciò implica sacrificio e rinunce. Egli li identifica con il prendere e portare la croce e seguirlo. Dobbiamo imitarlo nel difficile cammino del Calvario. Ci illumina ulteriormente S. Paolo quando afferma: "Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa". Non è facile per noi comprendere la grandissima opportunità che il Signore ci offre: soltanto seguendolo e portando con Lui la nostra croce possiamo dare senso e valore a tutte le nostre umane sofferenze. Il contrario è triste soltanto a pensarlo: restare carichi, oppressi, schiacciati, sepolti nel nostro peccato. La vita sin da ora potrebbe essere un inferno.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Dicevano dell'Abba Agatone che si mise per tre anni una pietra in bocca, finché non imparò a tacere.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IL LAVORO MANUALE QUOTIDIANO

Soprattutto è necessario incaricare uno o due anziani, i quali facciano il giro del monastero nelle ore in cui i fratelli devono dedicarsi alla lectio divina, per vedere se per caso non ci sia qualche fratello accidioso che si dà all'ozio o alle chiacchiere e non è intento alla lettura; e così non solo è inutile a se stesso ma distrae anche gli altri. Se lo si trovasse - non sia mai! - un tipo così, lo si rimproveri una prima e una seconda volta; se non si corregge, sia sottoposto alla disciplina regolare con tale severità che gli altri ne abbiano timore. Né un fratello si intrattenga con un altro nelle ore non permesse.

Cap.48,17-21.