Sembra, a prima vista, assurdo e contraddittorio quanto il Signore ci chiede e ci propone: "Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo". Come può Gesù parlare di odio per le persone che ci sono più care egli che è amore nella sua natura divina e umana? Non ha amato egli di tenerissimo amore la Madre sua e Giuseppe, il custode fedele della sua umana famiglia? Egli ci ha detto che non è venuto ad abolire la legge, ma a dare compimento. Rimane intangibile il comandamento di onorare il padre e la madre, ma conserva tutta la sua forza il comando di lasciare tutto per affermare il primato assoluto di Dio. È la condizione per essere veri discepoli di Cristo, è una esigenza della sequela e della fedeltà. La spiegazione la troviamo conclusione del brano evangelico di oggi: "Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo". Il Signore sa bene che tutto ciò implica sacrificio e rinunce. Egli li identifica con il prendere e portare la croce e seguirlo. Dobbiamo imitarlo nel difficile cammino del Calvario. Ci illumina ulteriormente S. Paolo quando afferma: "Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa". Non è facile per noi comprendere la grandissima opportunità che il Signore ci offre: soltanto seguendolo e portando con Lui la nostra croce possiamo dare senso e valore a tutte le nostre umane sofferenze. Il contrario è triste soltanto a pensarlo: restare carichi, oppressi, schiacciati, sepolti nel nostro peccato. La vita sin da ora potrebbe essere un inferno.
Dicevano dell'Abba Agatone che si mise per tre anni una pietra in bocca, finché non imparò a tacere.
IL LAVORO MANUALE QUOTIDIANO Soprattutto è necessario incaricare uno o due anziani, i quali facciano il giro del monastero nelle ore in cui i fratelli devono dedicarsi alla lectio divina, per vedere se per caso non ci sia qualche fratello accidioso che si dà all'ozio o alle chiacchiere e non è intento alla lettura; e così non solo è inutile a se stesso ma distrae anche gli altri. Se lo si trovasse - non sia mai! - un tipo così, lo si rimproveri una prima e una seconda volta; se non si corregge, sia sottoposto alla disciplina regolare con tale severità che gli altri ne abbiano timore. Né un fratello si intrattenga con un altro nelle ore non permesse.