La gioia è una virtù cristiana. Il vero cristiano è chi vive nella gioia, anche se nelle difficoltà della vita. La gioia che deriva dalla fede nella Resurrezione di Cristo e dalla consapevolezza che è sempre presente con noi ed è sempre fedele alle sue promesse. Oggi rappresenta anche una realtà ultima alla quale tendere perché non è una gioia basata su vicende terrene ma è la stessa gioia del Signore: la partecipazione alla sua vita nella gloria alla quale tutti noi siamo destinati. La famosa parabola dei talenti, che rappresenta il brano evangelico che la liturgia ci propone oggi, può essere letta anche in questa prospettiva dove il Signore ci invita a collaborare con il suo piano. Fruttare i talenti significa in primo luogo riconoscere i talenti come tali e riconoscere cha non sono opera nostra ma dono; come dono è la stessa vita che ci è stata data. La vita del cristiano, quindi è avulsa da un vittimismo di chi torva difficile attuare qualsiasi piano. La vera umiltà sta nel riconoscere la Signoria di Cristo, consapevoli di essere creature del suo amore e cercare di progredire nella vita secondo i suoi insegnamenti.
Le distrazioni nella preghiera. «Il padre Teodoro di Ennaton disse: "Se Dio ci imputasse le negligenze nella preghiera e le distrazioni durante la salmodia, non potremmo essere salvati"».
QUANTI SALMI DEVONO DIRSI ALL'UFFICIO NOTTURNO I testi poi da leggere nelle Vigilie siano quelli di divina autorità sia dell'Antico che del Nuovo Testamento, nonché i loro commenti fatti dai padri cattolici di rinomata fama e di sicura dottrina. Dopo le tre letture con i propri responsori, seguano altri sei salmi da cantarsi con l'Alleluia; quindi una lettura dell'Apostolo da recitarsi a memoria, il versetto, la supplica litanica ossia il Kyrie eleison; e così si concluda l'Ufficio notturno.