Gesù parla come uno che ha autorità e le sue parole scuotono e inquietano le coscienze, soprattutto quelle dei capi religiosi del tempo, che vedono insidiato il loro "potere" e il loro prestigio. Davvero la parola di Dio penetra come una spada a doppio taglio e ferisce se non è accolta con docilità e accolta con amore. Ecco la ragione delle trame che i nemici del Cristo ordiscono contro di lui, obbligandolo a schierarsi su delicate e controverse problematiche politiche, che si agitavano in quell'epoca. Gesù invita alla coerenza i suoi interlocutori ricordando loro che la sudditanza a Cesare è un dato di fatto, perché accettano la sua moneta. La sentenza finale è di quelle che in modo indelebile si sono impresse nella mente di tutti ed è diventata la regola d'oro che armonizza i rapporti tra stato e chiesa: "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". Rimane in ogni caso sempre vero che bisogna obbedire prima a Dio che agli uomini. Nessuna autorità o norma umana può, infatti, prevalere su Dio cui spetta il primato assoluto. I conflitti dei nostri giorni riguardano ancora sostanzialmente gli stessi problemi di sempre: o il confronto con quanto Dio ci ha rivelato o il cammino solitario e pericoloso dei poteri umani che reclamano un'autonomia ed un'indipendenza totale, non tanto dalla chiesa, ma da Dio stesso.
L'abba diceva: "Grande sicurezza contro il peccato è la lettura delle Sacre Scritture".
I MONACI PELLEGRINI Se un monaco pellegrino arriva da regioni lontane e chiede di abitare come ospite in monastero, se è soddisfatto delle usanze che trova nel posto senza turbare la comunità con le sue pretese, ma si accontenta con semplicità di quello che trova, sia accolto per quanto tempo desidera. Che se poi ragionevolmente e con umile carità fa qualche osservazione o dà qualche suggerimento, l'abate rifletta prudentemente se il Signore non lo abbia mandato proprio per questo.