Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
21 - 27 Marzo 2004
Tempo di Quaresima IV, Colore rosa
Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Venerdì 26 marzo 2004

Non era ancora giunta la sua ora.

Il Signore Dio ci dice solennemente: "I miei pensieri non sono i vostri pensieri e le mie vie non sono le vostre vie" e poi indica una distanza incolmabile tra noi e Lui. Tutto però ci è stato rivelato in Cristo. il Padre gli ha reso testimonianza e Egli è la testimonianza visibile del Padre. Tutto ciò mira evidentemente a rendere più facile la nostra personale adesione a Dio e più forte e certa la nostra fede nel suo Figlio incarnato. Ciò nonostante c'è ancora tanta durezza di cuore, tanto assurdo rifiuto e i Giudei tramano ormai apertamente contro il Cristo, hanno in pratica già sancito una sentenza di morte per Lui. Riusciamo cos' a comprendere il significato di quell'ora. Il peccato dell'uomo raggiunge il suo apice e la misericordia divina tesse fino all'ultimo la sua trama di riscatto e di misericordia. L'uomo pensa alla morte di Dio, Cristo sta per dare la sua vita in riscatto del nostro orrendo peccato. Ecco il meraviglioso e tremendo duello che abbiamo ingaggiato con il Signore e Lui con noi. Per nostra immensa fortuna e grazia sarà Lui il vincitore e noi siamo i redenti. Questa è dunque l'ora che colma tutte le nostre attese, è l'approdo a cui tutta l'umanità e tutto il Cielo tendono insieme, noi con il peso del nostro peccato e il Signore con la sua infinita misericordia. Tutto dipende da ognuno e da ciascuno di noi. Siamo in attesa di un giorno senza tramonto, ma ancora una volta non possiamo esimerci da conoscere e riconoscere il Cristo perché in lui e per lui tutto si adempie. È lui la nostra salvezza, lui la nostra Pasqua.


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abate Amun disse: «Sopporta ogni uomo come Dio ti sopporta».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

COME L'ABATE DEVE ESSERE PREMUROSO VERSO GLI SCOMUNICATI

L'abate dunque deve avere la più grande premura e preoccupazione con ogni accortezza e diligenza per non perdere nessuna delle pecore a lui affidate. Sappia che si è assunta la cura delle anime inferme, non il dominio su quelle sane; e tema la minaccia del profeta per bocca del quale il Signore dice: «Ciò che vedevate grasso, lo prendevate; ciò che invece era debole, lo gettavate via» (Ez 34,3-4). E imiti il gesto di tenerezza del buon pastore il quale, lasciate sui monti le novantanove pecore, andò alla ricerca di quell'unica che si era smarrita; ed ebbe tanta compassione della sua debolezza che si degnò di caricarsela sulle sue sacre spalle e così riportarla al gregge (cf. Lc 15,4-5).

Cap.27,5-9.