I nemici del Signore gli hanno lanciato contro ancora una volta, una pesantissima accusa chiaramente blasfema: egli avrebbe scacciato il demonio in nome di Beelzebul, principe dei demoni. Poi pretenderebbero un segno atto a confermare che egli è invece il messia, l'inviato di Dio. Il Signore definisce malvagia quella generazione, perché, accecata nei suoi pregiudizi, non vede e non vuol vedere nella persona del Cristo e neanche nelle sue opere, il segno vivente della presenza di Dio. Dovranno perciò attendere la sua morte per vedere in modo inconfutabile il segno di Giona, realizzato in pienezza in Cristo nella sua gloriosa risurrezione. Perfino dal mondo pagano arriverà un giudizio e una condanna contro quei nemici increduli e presuntuosi. L'atteggiamento peggiore che possiamo assumere nei confronti di Dio è proprio la sfida alla sua onnipotenza; la pretesa assurda che per credere Egli debba operare prodigi e segni su nostra richiesta, secondo i nostri schemi mentali, minacciando poi l'incredulità quando le nostre richieste e le nostre attese restassero deluse. È un tentativo di assoggettare il Signore alle nostre più stupide esigenze, illudendoci magari di pregarlo. Anche gli astanti ai piedi della croce e uno dei ladroni lanceranno a Gesù, inchiodato e morente sulla croce, la stessa sfida: «Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!». È difficile per noi comprendere che l'onnipotenza divina non ha le stesse caratteristiche della potenza e prepotenza degli uomini: quella di Dio è guidata dal suo infinito amore e dalla sua infinita sapienza, quella nostra è spettacolo, sopraffazione, vendetta e perfino violenza verso i più deboli. Sicuramente non possiamo chiedere segni speciali a Dio a certificazione della nostra fede, quasi a voler avere certezza piena sui suoi misteri. Egli già ci ha detto e dato tutto quanto ci occorre per credere il Lui e amarlo con tutte le nostre forze.
«La cella del monaco è la fornace di Babilonia, dove i tre fanciulli trovarono il Figlio di Dio; e la colonna di nube, da cui Dio parlò a Mosè».
La cella è il sinonimo della preghiera, perché è il luogo dove, nel segreto e nella verità, ci collochiamo davanti al Padre. E quando la preghiera è luce e fuoco, allora la cella diventa una fornace ardente e il luogo dove si manifesta la nube luminosa.
COME CELEBRARE LE LODI MATTUTINE La domenica alle Lodi mattutine si dica prima il salmo 66, senza antifona, di seguito;poi il salmo 50, cantato con l'Alleluia; dopo di esso il 117 e il 62; quindi il cantico Benedicite (Dn 3,57-88) e le laudes (i salmi 148-149-150), una lettura dell'Apocalisse a memoria, il responsorio, l'inno, il versetto, il cantico del Vangelo, la litania; e così si termini.