L'ipocrisia e la grettezza dei farisei sono davvero senza limiti: essi si scandalizzano perché i discepoli del Signore, di sabato, hanno carpito alcune spighe di grano per mangiarne i chicchi. Oggi l'episodio si svolge all'interno di una sinagoga, ancora in giorno di sabato, e, in tono di sfida nei confronti del Cristo, essi stanno a guardare se egli oserà guarire un povero uomo con una mano inaridita. Gesù è portatore di vita, ha una visione sapiente e divina del valore delle norme, che debbono regolare i comportamenti umani. Non può venir meno alla sua missione, non possono delle norme esteriori diventare un freno al suo amore. Egli dirà: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento". Il compimento della legge è l'amore, amore a Dio e al prossimo. Gesù è indignato per la durezza del loro cuore; accetta quindi la sfida dei suo avversari, vuole distoglierli dalla loro visione gretta e mortificante, vuole rinverdire, con una evidente testimonianza, tutto ciò che in loro è diventato sterile e arido, più arido della mano di quell'uomo. Vuole soprattutto dimostrare, ancora una volta, il suo amore all'uomo e il suo ruolo di redentore e salvatore dell'uomo. Gesù scandisce quindi i suoi ordini: «Mettiti nel mezzo!» e «Stendi la mano!». La stese e la sua mano fu risanata». Neanche l'evidenza del miracolo smuove però, i farisei! Spesso il male ha una durezza ed irremovibilità davvero diabolica, scatena l'odio e la più cieca e abietta avversione: "i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire". Circolano ancora tra di noi, anche tra la così detta "buona gente", alcuni integralisti di vecchio e nuovo stampo, che malati di ipocrisia e affetti da puerile grettezza, vorrebbero trasformare le nostre chiese in caserme e noi fedeli in militanti in divisa: sono molto pericolosi perché si ammantano di zelo e trovano spesso adepti tra i più meschini!
Uno dei padri interrogò abba Giovanni il Nano su chi sia il monaco. Quello rispose: "Fatica! Perché in ogni opera il monaco si affatica. Questo è il monaco".
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE Soprattutto non trascuri né tenga in minor conto la salvezza delle anime a lui affidate per preoccuparsi maggiormente delle cose terrene, transitorie e caduche; ma pensi sempre che si è assunto il compito di guidare le anime e che di esse dovrà rendere conto. E perché non adduca a pretesto l'eventuale scarsezza di beni materiali, ricordi che sta scritto: «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,33); e ancora: «Nulla manca a coloro che lo temono» (Sal 33,10).