Genera sconforto ed irritazione il comportamento assurdo del capo della sinagoga che si indigna nel vedere Gesù, che impone le mani e guarisce in giorno di Sabato una povera donna afflitta da diciotto anni da un terribile male. Egli la proclama libera dalla sua infermità e le impone le mani. La reazione della donna "raddrizzata" miracolosamente è quello di glorificare Dio, la reazione del capo della sinagoga è una critica assurda e cieca nei confronti del Cristo. Nella sua ottusità e grettezza, citando a sproposito la scrittura sacra, dichiara che ci sono sei giorni in cui si deve lavorare e non in giorno di sabato. Il Signore definisce da ipocriti tale comportamento e tale giudizio. Quanto Gesù ha fatto non può assolutamente essere paragonato al lavoro umano; Egli sta rivelando ancora una volta la centralità della sua missione nei confronti dell'uomo infermo e peccatore. Egli è colui che guarisce e colui che salva. Lo dichiarerà più esplicitamente in un'altre occasioni: "Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera" e altrove dice: "sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato". Capita ancora di sentire e leggere critiche assurde e talvolta blasfeme nei confronti di Cristo, della chiesa e dei suoi ministri e dei suoi fedeli: molto spesso si costata che il lucignolo della ragione umana vorrebbe giudicare e condannare la Luce stessa di Dio!
Un giorno abba Isacco il Tebano si recò in un monastero e, vedendo un fratello peccare, lo condannò. Partito per il deserto, gli si fece innanzi un angelo del Signore che si fermò davanti alla porta della sua cella e gli disse: "Non ti lascio entrare". Quello lo pregava: "Ma perché mai?". L'angelo gli rispose: "Mi ha inviato Dio dicendo: 'Digli: Dove ordini che io getti il fratello che è caduto e che tu hai giudicato?"'. Subito l'anziano si pentì e disse: "Ho peccato, perdonami". E l'angelo disse: "Alzati, Dio ti ha perdonato. Guardati d'ora in poi dal giudicare qualcuno, prima che l'abbia giudicato Dio".
QUELLI CHE SBAGLIANO IN CORO Se qualcuno nel recitare salmo, responsorio, antifona o lettura commette uno sbaglio e non si umilia subito lì davanti a tutti con una pubblica soddisfazione, sia sottoposto a più grave castigo, perché non ha voluto riparare con un atto d'umiltà l'errore dovuto alla sua negligenza. I fanciulli invece, per mancanze di questo genere, siano battuti.