Gesù si imbatte in un giovane che ha ereditato grandi beni e, per quel che ci potrebbe meravigliare, nonostante le ricchezze che possiede, è anche timorato di Dio e osservante di tutti i comandamenti.
Non per altro, Cristo che leggeva nell'intimo vide la genuina trasparenza dell'animo del giovane e, "fissatolo,lo amò". Sul fondale della esemplarità di questa giovane vita Gesù vede che può costruire qualcosa di bello, di affascinante, ad imitazione di sé, predicatore itinerante, spoglio di beni terreni, ma ricco della presenza di Dio. E lì il giovane capitola; non se la sente di abbandonare le sue ricchezze. "Quanto è difficile commenta Gesù che un ricco entri nel regno di Dio", cioè nell'adesione totale al suo amore. Dice che è difficile, ma non impossibile. La possibilità però supera le nostre forze naturali, come il passaggio del cammello con tanto di gobba nella cruna di un ago. "Tutto è possibile a Dio" assicurerà l'angelo Gabriele a Maria SS.ma. Il raggiungimento della vita eterna presuppone il distacco del cuore dall'asservimento a questo secondo padrone, che chiamerà Mammona. O si serve l'uno o si serve l'altro. Impossibile accontentare tutti e due; sono due assoluti, che si escludono a vicenda. O si ama in modo preminente l'uno e si relativizza l'altro oppure si rimarrà soli e insoddisfatti in mezzo al guado. Agli apostoli, che accampano di aver lasciato tutto, quasi fosse un capitale invece di qualche rete bucata, Nostro Signore che bada piuttosto alle disposizioni d'animo, assicura che con la libertà dello spirito messa al servizio di Dio riceveranno "cento volte tanto" in beni materiali, in quanto degno è l'operaio della usa mercede, e soprattutto nell'afflato della presenza e del compiacimento divino nel cuore.
Un anziano ha detto: «Bisogna fuggire tutti gli artefici d'iniquità senza eccezione, siano amici o parenti, posseggano dignità di sacerdoti o di principi; perché evitare la loro compagnia ci procurerà l'intimità e l'amicizia di Dio».
IL LETTORE DI SETTIMANA Si osservi a tavola un perfetto silenzio, in modo che non si oda alcun bisbiglio o altra voce all'infuori di quella del lettore. Quanto occorre per mangiare e bere, i fratelli se lo porgano a vicenda, senza che alcuno abbia bisogno di chiedere alcunché. Tuttavia, se proprio occorre qualcosa, lo si chieda col suono di un oggetto qualunque piuttosto che con la voce. E non ardisca nessuno chiedere spiegazioni su quanto si legge o su altro argomento, per non dare occasione di parlare; a meno che il superiore non voglia dire lui due parole di edificazione. Il fratello lettore di settimana, prima di incominciare a leggere, prenda un po' di vino e per rispetto alla santa comunione e perché non gli riesca troppo gravoso mantenere il digiuno; 11dopo, mangi con i settimanari di cucina e i servitori. I fratelli poi non devono leggere tutti per ordine di anzianità, ma soltanto quelli che possono farlo in modo da edificare chi ascolta.