Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
28 Settembre - 04 Ottobre 2003
Tempo Ordinario XXVI, Colore verde
Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Sabato 04 ottobre 2003

Si, o Padre, perché così è piaciuto a te.

In una bella benedizione, tra le pagine più toccanti del Vangelo, Gesù ci rivela la bontà infinita e gratuita di Dio Padre. Ogni sua opera, dalla creazione in poi è atto di assoluta liberalità. L'amore del Dio Trinitario non ha necessità in sé per donarsi ma lo compie solo come atto di libertà. In san Luca Gesù esprime la stessa preghiera, ma leggiamo che Cristo esulta nello Spirito Santo. L'introduzione all'amore di Dio ci fa penetrare nel suo assoluto mistero Trinitario. La donazione del Figlio è atto che coinvolge la Trinità come scelta assoluta di amore che trascende ogni aspettativa umana. L'insegnamento, per noi è che anche ogni nostro atto dovrebbe corrispondere a questo atto di Dio. Ogni cosa che ci è stata donata da Dio serve perché anche noi la posiamo donare agli altri. In questo risiede la nostra vera libertà di essere figli, se doniamo con gioia e come atto di liberalità. Le figure dei santi ci insegnano la ricchezza vera nella povertà, la gioia nelle tribolazioni proprio perché sono inseriti in pieno in questo vortice d'amore che è la vita trinitaria. In questa prospettiva cambiano le nostre scale di valori; ciò che è piccolo ai nostri occhi diventa immenso agli occhi di Dio e ciò che riteniamo indispensabile è invece segno di una nostra schiavitù interiore.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano diceva: «Fuggite l'amore che ispirano le cose periture perché passa con loro e perisce con loro».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

SE TUTTI DEVONO RICEVERE IL NECESSARIO IN MISURA UGUALE

Sta scritto: «Veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno» (At 4,35). Con questo non vogliamo dire che si facciano preferenze di persone - non sia mai! - ma che si tenga conto delle infermità dei singoli; così chi ha minori esigenze ringrazi Dio e non stia di malumore; chi invece ha maggiori necessità si umili per la sua debolezza e non si insuperbisca per l'attenzione che gli viene usata; e così tutte le membra saranno in pace. Soprattutto non compaia per nessuna ragione, in alcuna parola o altro gesto, il male della mormorazione. E se qualcuno sarà trovato colpevole di questo, sia sottoposto a una punizione molto rigorosa.

Cap.34,1-7.