Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
17 - 23 Agosto 2003
Tempo Ordinario XX, Colore verde
Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Mercoledì 20 agosto 2003

La giustizia di Dio e il suo Amore.

Qualsiasi sindacalista avrebbe inoltrato una vibrante protesta nei confronti del padrone della vigna. Egli infatti chiama operai in diverse ore del giorno per cui alcuni lavorano l'intera giornata e gli ultimi solo poche ore. Tutti però ricevono lo stesso salario. Sembrerebbe una palese ingiustizia, è invece una sublime lezione di amore. Questo, quando sgorga dal cuore stesso di Dio, va sempre oltre i criteri umani anche quelli che sembrerebbero i più legittimi. È perciò temerario pretendere di poter valutare la giustizia divina con quella nostra. A noi manca la misura perfetta del bene, abbiamo soltanto briciole di sapienza e, a proposito di giustizia, la pretendiamo dagli altri e non sempre siamo disposti a praticarla noi. Ci mancano soprattutto le dimensioni dell'amore e la giustizia senza amore non può esistere. Rischiamo poi di diventare gelosi della bontà di Dio e vorremmo spegnerla in nome della nostra legge. Anche il fratello maggiore del figlio che ritorna non comprende i motivi della festa che il Padre ha ordinato. Ci risulta difficile comprendere persino la sorte beata del ladrone che con una semplice preghiera e un pentimento finale si accaparra il paradiso. Troppo facile ci verrebbe da dire. Nulla però è impossibile a Dio. Soltanto Lui sa coniugare perfettamente amore e giustizia. Noi no. È già molto se riusciamo a far tacere il desiderio di vendetta e i morsi della rabbia quando reclamiamo giustizia, soprattutto quando l'offesa e grave e ci ha procurato cocenti dolori. Dovremmo mai dimenticare che Dio con noi non ha applicato la giustizia, ma ci ha usato misericordia per cui ci dice: "Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro celeste".


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Abba Poemen disse: "Conosco un fratello a Scete che per tre anni digiunò di due giorni in due giorni, tuttavia non riuscì a vincere. Quando però lasciò stare il digiuno per due giorni interi e cominciò a digiunare solo fino a sera, ma con discernimento, allora riuscì a vincere". Quindi mi disse abba Poemen: "Mangia senza mangiare, bevi senza bere, dormi senza dormire, agisci con te stesso con discernimento, e troverai riposo"».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il sesto gradino dell'umiltà si sale quando il monaco si accontenta delle cose più povere e spregevoli e in ogni incarico che gli viene affidato si considera un operaio cattivo e indegno, facendo proprie le parole del profeta: «Sono stato ridotto a nulla e sono diventato uno stolto; davanti a te stavo come una bestia: ma io sono sempre con te» (Sal 72,22-23a Volg.).

Cap.7,49-50.