Sulla scia di quanto abbiamo letto e meditato ieri, ci immergiamo nel vangelo odierno. Se è tanto difficile seguire Cristo, se tante rinunce comporta, se così pochi hanno il coraggio di lasciare tutto per seguirlo, diventa più che legittima l'affermazione e l'implicita richiesta di Pietro: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Pronta e scandita è la risposta di Gesù: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi». Quel "gia al presente" potrebbe apparire contraddittorio con l'esigenza del distacco da tutto: in verità il Signore vuole darci la garanzia che con l'abbandono delle sicurezze del mondo non avremo poi a cadere nell'indigenza e nella miseria, al contrario avremo, pur nella povertà di spirito, tutto quanto ci è necessario, senza che nulla ci distolga dal sevizio del Signore. Un antico motto latino diceva appunto dei religiosi: "Nihil habentes et omnia possidentess" che potremmo tradurre liberamente: privi di tutto e pieni di tutto! La vera ricchezza però deriva da un'interiore libertà di spirito e dalle autentiche ricchezze che ricolmano l'animo e che solo Dio può donare. È il motivo per cui neanche le persecuzioni spaventano più di tanto, perché grande è la ricompensa nei cieli! Una ricompensa visibile nella fede e nella speranza, ma che è sufficiente a motivare le scelte più ardite e ogni umana rinuncia. Ed è in questo senso che leggiamo la frase finale: "gli ultimi saranno i primi". Per comprenderne meglio il significato potremmo far riferimento alla parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro. Le parti e i ruoli s'invertono completamente nella vita futura. Il ricco si ritrova tra i tormenti e il povero è nel seno di Abramo in paradiso. Potrebbe ancora capitarci che coloro che ora suscitano la nostra invidia in questo mondo, ci invidieranno nell'altra vita. Soltanto la fede però può condurci a queste verità, sono troppo lontane dalla nostra logica.
La lotta della preghiera. «I fratelli chiesero al padre Agatone: "Padre, nella vita spirituale quale virtù richiede maggior fatica?". Dice loro: "Perdonatemi, ma penso che non vi sia fatica così grande come pregare Dio. Infatti, quando l'uomo vuole pregare, i nemici cercano di impedirlo, ben sapendo che da nulla sono così ostacolati come dalla preghiera. Qualsiasi opera l'uomo intraprenda, se persevera in essa, possederà la quiete. La preghiera invece richiede lotta fino all'ultimo respiro"».
COME CELEBRARE LE LODI MATTUTINE NEI GIORNI FERIALI Nei giorni feriali le Lodi mattutine si celebrino in questo modo: si dica il salmo 66 senza antifona, rallentando un po' come la domenica, in modo che tutti si trovino presenti al salmo 50 da dirsi con l'antifona. A questo seguiranno altri due salmi secondo la consuetudine e cioè: al lunedì, i salmi 5 e 35; 5al martedì, il 42 e il 56; 6al mercoledì, il 63 e il 64; 7al giovedì, l'87 e l'89; al venerdì, il 75 e il 91; al sabato, il salmo 142 e il cantico del Deuteronomio diviso in due Gloria. 10Negli altri giorni il cantico dei Profeti si dica ciascuno al giorno suo, secondo l'uso della Chiesa Romana. Seguano quindi le laudes (i salmi 148-149-150), una lettura dell'Apostolo da recitarsi a memoria, il responsorio, l'inno, il versetto, il cantico del Vangelo, la litania; e così si termini.