Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
24 - 30 Aprile 2011
Tempo di Pasqua I, Colore bianco
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Venerdì 29 aprile 2011

«È il Signore!».

C'è una allegoria evidente racchiusa nell'episodio del vangelo odierno: Simòn Pietro, seguito da Giacomo e Giovanni e da altri due discepoli, decide di avventurarsi nella pesca, ma in quella notte non presero nulla. Come è possibile sperare nel successo, quando incombe ancora il buio e il Signore è assente? «Senza di me non potete fare nulla» aveva proclamato il Signore. Senza la luce della fede, se non si rimane irradiati della luce del Risorto, ogni impresa umana è condannata all'insuccesso e può risultare perfino fuorviante. Già un salmista ripeteva: «Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori». Pietro e compagni, come tanti di noi, pensano talvolta, almeno per una notte, di fidarsi delle proprie risorse, di ricorrere alla propria provata esperienza, di fare anche senza Cristo, ma sperimentano solo amara delusione. Deve essere davvero molto triste faticare invano, spendere energie senza raccogliere frutto alcuno: è la penosa esperienza di quanti nel mondo pretendono di gestire da soli la vita, convinti di poterla guidare al meglio, poi la delusione, i fallimenti e l'amarezza. Poi l'intervento prodigioso di Gesù con un duplice scopo: quello di convergerci dell'efficacia della sua presenza, la pesca diventa abbondantissima, e quello, non meno importante, della condivisione del pasto per far loro rivivere l'intimità che deve unire Gesù ai suoi. Non è del tutto nascosto il significato della vera missione che lo stesso Signore, aveva già indicato a Pietro e agli altri Apostoli, quella di diventare «pescatori di uomini».


Apoftegmi - Detti dei Padri

Alcuni anziani si recarono in visita da Abba Poemen e chiesero: "Secondo te, quando in chiesa sorprendiamo i nostri fratelli a sonnecchiare, è opportuno pizzicarli per farli svegliare?". L'anziano rispose: "Se vedessi un fratello sonnecchiare, gli appoggerei la testa sulle mie ginocchia e lo lascerei riposare".

Dobbiamo tutti riscoprire che cosa significa "indulgenza".

Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IL SEGNALE PER L'ORA DELL'UFFICIO DIVINO

La cura di dare il segnale per l'Ufficio divino di giorno e di notte l'abate la prenda lui personalmente, oppure la affidi a un fratello molto sollecito, in modo che tutto si compia alle ore stabilite. In quanto ai salmi e alle antifone, le cantino da soli dopo l'abate soltanto i fratelli che ne hanno avuto il compito, seguendo il loro turno. E non ardisca cantare o leggere se non chi è in grado di compiere tale ufficio in modo da edificare chi ascolta; e ciò sia fatto con umiltà e gravità e riverenza; e soltanto da chi ne abbia avuto l'incarico dall'abate.

Cap.47,1-4.