preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Fratello del beato Ugo, nacque a Serra San Quirico, nelle Marche, dalla famiglia degli Atti. Accolto da S. Silvestro nell'Ordine da lui istituito, fu scelto come suo successore quale secondo Priore Generale dal 1268 al 1273. La Vita Ioannis a Baculo ne loda la prudenza, l'integrità dei costumi, il senso di giustizia, l'amore alla vita regolare. Morì nel monastero di S. Benedetto di Perugia il 24 agosto 1273. Fu sepolto nell'Eremo di Montefano (Fabriano).
A Fabriano, nel monastero di Montefano, il beato Giuseppe degli Atti da Serra San Quirico, fratello del beato Ugo e secondo priore generale della Congregazione Sil-vestrina. Dopo la morte, avvenuta nel monastero di S. Benedetto di Perugia il 24 agosto 1273, il suo corpo fu trasporta-to a Montefano e ivi sepolto. Le fonti co-eve ne lodano la prudenza, l'integrità dei costumi, il senso di giustizia, l'amore alla vita regolare.
Dalla «Vita del Beato Giovanni dal Bastone, confessore e mirabile eremita»
Divenuta vacante la carica suprema dell'Ordine per la morte dello stesso padre, molti temevano che sorgesse dissenso tra i fratelli circa l'elezione del suo successore e secondo priore. Ma il servo di Dio Giovanni e gli altri fratelli che miravano a cose migliori, pregavano intensamente affinché Dio facesse conoscere agli elettori colui che aveva prescelto. La loro preghiera fu esaudita dal cielo, in quanto all'unanimità si accordarono, il 4 gennaio 1268, su fra Giuseppe, persona di grande equilibrio, eleggendolo a priore dell'Ordine. Egli era figlio del signor Atto da Serra San Quirico e fratello di sant' Ugo, che a Sassoferrato era diventato celebre per miracoli innumerevoli. Fra Giuseppe era stimato, prudente, affabile nel colloquio, di grandi vedute nell'agire e si sforzava di imitare, per quanto poteva, gli esempi di sant'Ugo suo fratello. Stette felicemente a capo dell'Ordine cinque anni e otto mesi, pieno di zelo per la giustizia e custode del rigore della vita regolare.
L'anno del Signore 1273, la vigilia di san Bartolomeo apostolo, si addormentò nel Signore a Perugia, nel monastero di S. Benedetto. Il suo corpo fu portato al cenobio ed eremo di Montefano e sepolto accanto alla tomba del suo predecessore. La venerazione tributatagli dai fratelli e dal popolo fece capire senza ombra di dubbio che genere di vita fosse stato il suo. In seguito rese celebre il monastero e l'Ordine con i miracoli e ogni altra prova della sua beatitudine. Ne riferirò uno soltanto a onore di lui e del santo Giovanni. Essendosi ammalato nel monastero di S. Benedetto di Perugia e sentendo di essere arrivato alla fine, il venerabile fra Giuseppe si premunì con le armi dei divini sacramenti alla presenza di molti fratelli. Aggravandosi la malattia, i confratelli e i medici cominciarono a disperare della sua guarigione, per cui un corriere da Perugia si portò a Montefano per informare i monaci della malattia e delle condizioni del priore. Ne provarono gran dispiacere soprattutto coloro che avevano più a cuore le sorti dell'Ordine. Vennero indette immediatamente preghiere da farsi per lui da parte di tutti, poiché si temeva che la sua morte avrebbe causato all'Ordine un danno irreparabile. Fra Francesco da Osimo raggiunse immediatamente Perugia per far visita al suddetto priore. Il servo di Dio Giovanni più degli altri quella notte si applicò all'orazione con lacrime, perché era a lui particolarmente unito. Nel silenzio profondo della notte udì nell'aria uno che diceva a gran voce: «Fra Giuseppe è passato felicemente al Signore». Subito il santo uomo capì che la divina provvidenza aveva chiamato al cielo il suo priore, concedendogli una fine serena delle sue fatiche. Fattosi giorno, il santo uomo manifestò immediatamente ai fratelli ciò che aveva udito in quell'ora di notte e li informò del decesso del loro priore e padre e del suo felice ingresso nel cielo. I messaggeri che giunsero da Perugia il giorno dopo attestarono che le cose stavano proprio come aveva predetto il santo uomo. Voci di spirituale letizia e di esultanza si levarono dalla tenda del giusto.(cc. 8-9, ed. Bibliotheca Montisfani 10, Fabriano 1991, pp. 137-139)
Nacque il 25 aprile 1214 e battezzato nella chiesa di Possy. Divenne Re di Francia alla morte del padre nel 1226. Ebbe, dalla regina Bianca di Castiglia una educazione sia regale che piissima. Si sposò con Margherita di Provenza ed ebbe 11 figli. Durante il suo regno allestì due crociate, nel 1248 e nel 1270 interrottesi entrambe per la peste. Mori durante la seconda nel 1270' il 25 agosto presso Tunisi. La sua missione temporale fu vista sempre come apostolato al servizio di Dio traendo insegnamento dalle Sacre Scritture; anche le crociate, nel tentativo di evangelizzare i Turchi furono più una missione di fede piuttosto che un fatto militare. Dio fu sempre la sua guida per il bene collettivo e l'autorità che il diritto gli stabiliva era una maggiore responsabilità nel servizio del Cristo, re per diritto divino. Il Cristo fu il legame che unì le sue aspirazioni civili di re e quelle religiose.
La sua spiritualità ed attenzione verso i più deboli possono ricavarsi dal seguente brano: (vedi la citazione agiografica qui sotto)
San Luigi IX, re di Francia, che la fede attiva sia in tempo di pace sia nel corso delle guerre intraprese per la difesa dei cristiani, la giustizia nel governo, l'amore verso i poveri e la costanza nelle avversità resero celebre. Unitosi in matrimonio, ebbe undici figli che educò ottimamente e nella pietà. Per onorare la croce, la corona di spine e il sepolcro del Signore impegnò mezzi, forze e la vita stessa. Morì presso Tunisi sulla costa dell'Africa settentrionale colpito dalla peste nel suo accampamento.
Dal "Testamento spirituale al figlio" di San Ludovico Re
Un re giusto rende prospera la terra
Figlio carissimo, prima di tutto ti esorto ad amare il Signore Dio tuo con tutto il cuore e con tutte le tue forze. Senza di questo no c'é salvezza. Figlio, devi tenerti lontano da tutto ciò che può dispiacere a Dio, cioé da ogni peccato mortale. E' preferibile che tu sia tormentato da ogni genere di martirio, piuttosto che commettere un peccato mortale. Inoltre, se il Signore permetterà che tu abbia qualche tribolazione, devi ringraziando, e sopportarla volentieri, pensando che concorre al tuo bene e che forse te la sei ben meritata. Se poi il Signore ti darà qualche prosperità, non solo lo dovrai umilmente ringraziare, ma bada bene a non diventar peggiore per vanagloria o in qualunque altro modo, bada cioé a non entrare in contrasto con Dio o offenderlo con i suoi doni stessi.
Partecipa devotamente e volentieri alle celebrazioni della Chiesa. Non guardare distrattamente in giro e non abbandonarti alle chiacchiere, ma prega il Signore con raccoglimento, sia con la bocca che con il cuore. Abbi un cuore pietoso verso i poveri, i miserabili e gli afflitti. Per quanto sta in te, soccorrili e consolali. Ringrazia Dio di tutti i benefici che ti ha elargiti, perché tu possa renderti degno di riceverne dei maggiori. Verso i tuoi sudditi compòrtati con rettitudine, in modo tale da essere sempre sul sentiero della giustizia, senza declinare né a destra né a sinistra. Stà sempre piuttosto dalla parte del povero anziché del ricco, fino a tanto che non sei certo della verità.
Abbi premurosa cura che tutti i tuoi sudditi si mantengano nella giustizia e nella pace, specialmente le persone ecclesiastiche e religiose. Sii devoto e obbediente alla Chiesa Romana, madre nostra, e al Sommo Pontefice come a padre spirituale. Procura che venga allontanato dal tuo territorio ogni peccato, e specilamente la bestemmia e le eresie. Figlio carissimo, ti do infine tutte quelle benedizioni che un buon padre può dare al figlio. La Trinità e tutti i santi ti custodiscano da ogni male. Il Signore ti dia la grazia di fare la sua volontà, perché riceva onore e gloria per mezzo tuo e, dopo questa vita, conceda a tutti noi di giungere insieme a vederlo, amarlo e lodarlo senza fine. Amen.(Acta Sanctorum Augusti 5 [1868], 546)
Nato a Peralta de la Sal (Spagna) nel 1558. Nel 1583 divenne sacerdote, occupando delicate ed importanti mansioni in varie diocesi di Spagna; a contatto col popolo ebbe modo di conoscerne le miserie e di rifletterne sulle ragioni di esse. Nel 1592 una serie di complesse e delicate ragioni lo portò a Roma. La miseria dei ragazzi abbandonati lo colpì talmente da indurlo a fondare un Ordine dedito a dare un'istruzione ai più poveri, nacquero così le "Scuole Pie" e i suoi religiosi furono chiamati "scolopi". Morì il 25 agosto 1648, novantenne e provato per molte disavventure e incomprensioni in seno all'Ordine da lui stesso fondato. Fu canonizzato nel 1767.
San Giuseppe Calasanzio, sacerdote, che istituì scuole popolari per la formazione dei bambini e dei giovani nell'amore e nella sapienza del Vangelo, fondando a Roma l'Ordine dei Chierici regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie.
Dagli «Scritti» di san Giuseppe Calasanzio, sacerdote
Sforziamoci di seguire Cristo e di piacere a lui solo
E' missione nobilissima e fonte di grandi meriti quella di dedicarsi all'educazione dei fanciulli, specialmente poveri, per aiutarli a conseguire la vita eterna. Chi si fa loro maestro e, attraverso la formazione intellettualòe, s'impegna a educarli, soprattutto nella fede e nella pietà, compie in qualche modo verso i fanciulli l'ufficio stesso del loro angelo custode, ed é altamente benemerito del loro sviluppo umano e cristiano. La scuola é un mezzo formativo insostituibile, non solo per preservare i fanciulli dal male, ma soprattutto per indirizzarli efficacemente al bene, qualunque sia la loro condizione familiare o sociale. L'assiduo contatto con l'insegnante può incidere così profondamente sull'animo dei giovani da trasformare del tutto la loro vita. Come teneri virgulti, i giovan si lasciano facilmente volgere dall'educatore nella direzione da lui voluta; ma sarà ben difficile riprenderli e rieducarli, quando avessero preso pericolose deformazioni.
L'accurata educazione dei fanciulli, specialmente poveri, non solo favorisce la loro promozione in senso umano e cristiano, ma é da tutti altamente apprezzata: dai genitori, che hanno la soddisfazione di vedere i loro figli indirizzati sulla via del bene; dalle autorità dello stato, che possono contare su cittadini onesti e sudditi fedeli; dalla Chiesa soprattutto, che acquista in loro dei membri attivi e validi per le varie espressioni del suo apostolato. La missione educatrice richiede molta carità, pazienza a tutta prova, umiltà profonda: ma chi vi consacra la vita, e chiede a Dio di essere fedele al suo impegno educativo, oltre alla gioia di sentirsi scelto come cooperatore della vertà, avrà da Dio stesso sostegno e conforto, e riceverà da lui la ricompensa di cui parla il libro santo: «Coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre» (Dn 12, 3).
Tutto questo certamente otterranno coloro che, vincolandosi a questa missione nella donazione piena di una vita consacrata, si sforzano di seguire Cristo e di piacere a lui solo, che ha detto: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Mt 25, 40).(Memoriale al Card. M.A. Tonti, 1621; Ephem. Calas. 36, 9-10: Roma 1967, pp. 473-474; L. Picanyol, Epistolario di san Giuseppe Calasanzio, 9 voll.: ediz. Calas., Roma 1951-1956).
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