preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Siamo nel cuore della settimana santa e Giuda già mercanteggia il prezzo dell'Agnello di Dio, che toglierà i peccati del mondo: "Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?". Gesù diede il grande annunzio, dicendo che il Padre Lo glorificherà subito! E si trattava di una glorificazione particolare. Con la corona speciale, quella delle spine, con lo scettro speciale, quello di una canna, con il trono speciale che è sia il patibolo, sia l'altare, sia trono. Ma la glorificazione di Cristo è la liberazione dell'umanità intera dalla schiavitù del peccato e dal satana. Pietro dichiara: "Signore, darò la mia vita per te! E Gesù: "Darai la tua vita per Me... non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte! Come infatti avvenne. Intanto Giuda andò dai capi dei sacerdoti e disse: "Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?". E pattuirono per trenta monete d'argento. Non potete servire due padroni: o adoreremo Dio, o il denaro! Giuda ha scelto il denaro. E Gesù tuona, addoloratissimo: "Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di Lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo e se non fosse mai nato!". Giuda chiaramente è il traditore della persona di Cristo! E' significativo il dialogo: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose Gesù: «Tu l'hai detto». Perché il dialogo si ripete ogni volta tradiamo il Cristo con il peccato. "io non vi condanno, sono i vostri peccati che già vi condannano". La nostra forza è però in quel Legno, trono e altare, e ponte che lega la terra con il cielo, il Legno che ci dà la salvezza.
Non appena ti levi dopo il sonno, subito, in primo luogo, la tua bocca renda gloria a Dio e intoni cantici e salmi poiché la prima preoccupazione alla quale lo spirito si apprende fin dall'aurora, esso continua a macinarla come una mola per tutto il giorno, sia grano, sia zizzania. Perciò sii sempre il primo a gettar grano, prima che il tuo nemico getti zizzania.
I SETTIMANARI DI CUCINA I fratelli si servano a vicenda e nessuno venga dispensato dal servizio di cucina, a meno che non sia malato o occupato in cose di maggiore utilità, perché in tal caso si acquista una più grande ricompensa e un aumento di carità. Ai più deboli si diano degli aiutanti, affinché non svolgano il servizio di malumore; anzi abbiano tutti degli aiuti, secondo i bisogni della comunità e la posizione del luogo. Se la comunità è numerosa, il cellerario sia dispensato dal lavoro di cucina e così pure chi - come abbiamo detto - fosse occupato in cose di maggiore utilità; tutti gli altri si servano vicendevolmente nella carità.
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