Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 24 marzo 2022

La gioia del Signore sia la nostra forza.

“Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite… se io invece scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio”. Forse oggi parliamo di meno del demonio. Esiste il demonio e Gesù ne è consapevole. Il demonio è colui che divide e che ci inganna, che ci fa credere che Dio è un concorrente, non un alleato. Nel vangelo di oggi Gesù viene accusato di compiere miracoli mediante un potere magico. Davanti a questa pesante accusa Gesù comunque trova la forza di argomentare efficacemente. Infatti, quando noi non ci impegniamo interamente per il regno di Dio, lasciamo sempre campo aperto al diavolo. Ecco perché San Pietro paragona il demonio come un leone che rugge e gira sempre attorno in cerca di chi divorare. Quindi siamo chiamati ad essere attenti e vigilanti perché potremmo essere sconfitti facilmente. La quaresima, ce l’ha ricordato il nostro Abate Generale nella sua lettera circolare, è tempo di conversione, un’inversione di marcia, verso i valori che forse abbiamo perso di vista, le amicizie che abbiamo lasciato cadere, le gioie della condivisione e del camminare insieme verso Dio che riscopriamo come unico scopo della nostra esistenza. La gioia del Signore sia sempre la nostra forza.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano disse: «Giuseppe d'Arimatea prese il Corpo di Gesù e lo mise in una sindone monda e in un sepolcro nuovo, cioè in un uomo nuovo. Che ciascuno abbia gran cura di non peccare per non oltraggiare Dio che abita in lui, e per non scacciarlo dalla sua anima. La manna fu data a Israele per nutrirsi nel deserto, ma al vero Israele è stato dato il Corpo di Cristo».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUELLI CHE SENZA AUTORIZZAZIONE TRATTANO CON GLI SCOMUNICATI

Se un fratello, senza l'autorizzazione dell'abate oserà trattare in qualsiasi modo con il fratello scomunicato o parlare con lui o inviargli un messaggio, incorra nella pena di una eguale scomunica.


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