preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
“Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te”. Ci ricordiamo come l’Angelo era apparso pure a Zaccaria. Non l’aveva salutato però come accade a Maria nel Vangelo di oggi. Per bocca dell’Angelo Maria viene definita piena di grazia che significherebbe amata in pienezza, preservata. In piena Quaresima la festa di oggi pare sorgente più vera della Pasqua. Infatti diceva un famoso professore che: “Gesù non ha salvato il mondo solo a partire dagli ultimi giorni della sua vita terrena. Egli ha cominciato a salvare il mondo fin dal primo istante in cui è entrato nella storia. E questo ingresso lo ha fatto prima attraverso la libertà di questa donna e poi attraverso il suo grembo”. E’ ovvio che l’economia della salvezza inevitabilmente si mischia anche con le nostre scelte. Infatti scrisse Sant’Agostino: “Dio che ci ha fatto senza di noi, non ci salva senza di noi”. Oggi è festa del Dio che si fa uomo per fare strade con noi, e Maria è la protagonista, la porta d’ingresso di Dio nella nostra storia. E questo privilegio nessuno lo ha mai avuto, ecco perché Maria merita il nostro onore. La gioia che Eva ci tolse ci è ridata in Maria ecco perché è la nuova Eva, la porta della salvezza, il suo Sì, è quello che ha reso possibile tutto il resto: “ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. Dopo il dubbio viene la certezza, è quello che possiamo notare anche nella “discussione” tra l’Angelo Gabriele e Maria. La nostra vita è la somma delle nostre scelte, dei nostri, sì, dei nostri eccomi. Noi siamo le nostre scelte, osserva un famoso filosofo. Solo guardando a quanto abbiamo messo in gioco, quanto della nostra libertà, riusciremo anche a capire il punto, dove ci troviamo. “Ecco perché il male non è semplicemente fare scelte sbagliate, ma è innanzitutto non fare scelte”. E, molto spesso, la scusa per non fare mai scelte, è nel fatto, che non sempre capiamo tutto, che non sempre abbiamo sotto controllo le situazioni, che non sempre ci sentiamo pronti. Anche Maria si è trovata in una situazione simile, ma ha compreso che ad un certo punto della vita, ciò che più che conta è il rischio della libertà e non le rassicurazioni. Rischiamo. Solo nel “movimento” e non nella “stagnazione” c’è il guadagno, anche in quello eterno… Perché non importa tanto “quanto” guadagneremo ma che, quando il Signore verrà “ci trovi al lavoro”.
Un anziano diceva: «Sopporta obbrobrio e afflizione per il nome di Gesù con umiltà e cuore contrito. E mostra davanti a lui la tua debolezza ed egli diverrà la tua forza».
COME L'ABATE DEVE ESSERE PREMUROSO VERSO GLI SCOMUNICATI L'abate abbia cura con la massima sollecitudine dei fratelli che hanno mancato, perché non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati (Mt 9,12). E perciò deve, come un medico esperto, usare tutti i rimedi: mandargli in segreto delle «sempecte», cioè dei saggi monaci anziani, i quali quasi di nascosto facciano coraggio al fratello in preda all'agitazione e lo inducano alla soddisfazione e lo confortino perché egli non soccomba sotto un'eccessiva tristezza (2 Cor 2,7), ma, come dice ancora l'apostolo, si dia prova a suo riguardo di maggiore carità (2 Cor 2,8) e tutti preghino per lui.
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