Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Mercoledì 04 marzo 2020

Il segno di Giona.

Quando la fede è debole o totalmente oscurata dal male, quando si sperimenta la cecità spirituale sorge la tentazione di chiedere e di credere e di sperare che un segno, un evento strepitoso possa far sorgere la fede. Gesù è il segno per eccellenza, la rivelazione del Volto di Dio; è sotto gli occhi dei suoi contemporanei; fa sentire loro la Parola di verità, egli incarna la Parola, è la Verità. Compie segni e prodigi; la risposta dei suoi contemporanei è il livore, la trama di morte contro Gesù. Perciò non può tacere la verità su coloro che per primi invece avrebbero dovuto riconoscerlo ed accoglierlo: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione». Il segno di Giona è il preannuncio della morte e risurrezione del Signore, l’essere calato nel ventre della terra, ma è anche il segno che evidenzia la malvagità di coloro che l’hanno rifiutato e condannato e che decreta la irreparabile condanna se non sopraggiunge una vera conversione. I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli e s’impegnano coralmente affinché Dio sia invocato con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire!». Al pentimento sincero e alla conversione che Dio stesso suscita, lo sappiamo e lo sperimentiamo, segue sempre il perdono e l’assoluzione perché Il Signore è buono e grande nell'amore. È il segno indelebile della divina misericordia, è l’efficacia del segno della croce.


Apoftegmi - Detti dei Padri

La lotta della preghiera.

«I fratelli chiesero al padre Agatone: "Padre, nella vita spirituale quale virtù richiede maggior fatica?". Dice loro: "Perdonatemi, ma penso che non vi sia fatica così grande come pregare Dio. Infatti, quando l'uomo vuole pregare, i nemici cercano di impedirlo, ben sapendo che da nulla sono così ostacolati come dalla preghiera. Qualsiasi opera l'uomo intraprenda, se persevera in essa, possederà la quiete. La preghiera invece richiede lotta fino all'ultimo respiro"».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

COME CELEBRARE LE LODI MATTUTINE NEI GIORNI FERIALI

Nei giorni feriali le Lodi mattutine si celebrino in questo modo: si dica il salmo 66 senza antifona, rallentando un po' come la domenica, in modo che tutti si trovino presenti al salmo 50 da dirsi con l'antifona. A questo seguiranno altri due salmi secondo la consuetudine e cioè: al lunedì, i salmi 5 e 35; 5al martedì, il 42 e il 56; 6al mercoledì, il 63 e il 64; 7al giovedì, l'87 e l'89; al venerdì, il 75 e il 91; al sabato, il salmo 142 e il cantico del Deuteronomio diviso in due Gloria. 10Negli altri giorni il cantico dei Profeti si dica ciascuno al giorno suo, secondo l'uso della Chiesa Romana. Seguano quindi le laudes (i salmi 148-149-150), una lettura dell'Apostolo da recitarsi a memoria, il responsorio, l'inno, il versetto, il cantico del Vangelo, la litania; e così si termini.


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