Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 20 febbraio 2020

"Il Messia riprovato".

I primi diretti e privilegiati testimoni di quanto tra la gente si dice e crede di Gesù, più del Maestro, sono sicuramente i suoi discepoli che vivono tra le moltitudini di persone che lo seguono e ascoltano le voci di tanti. Per via li interroga; vuol sentire da loro le varie opinioni, i diversi pareri e quanto si dice di Lui, ma soprattutto vuol sapere dai suoi, a questo in fine mira la sua richiesta, cosa pensano loro, i discepoli, del loro Maestro. Ed essi gli rispondono: "Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti". Ma egli replicò: "E voi chi dite che io sia?" È quello che Gesù vuol sapere da loro, dai suoi che condividevano tutto con Lui. Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". L’evangelista Matteo riferisce la solenne proclamazione di Gesù; «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli. «Stupisce quel che segue: «E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare». È l’annunci della passione, morte e risurrezione del Signore. Pietro, prima ispirato, ora preso da falso zelo, lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Lo scandalo della croce produce da subito i suoi effetti, anche in chi ha avuto la grazia di riconoscere Gesù come il Cristo, il Figlio di Dio. E’ più facile proclamare le verità della nostre fede che vivere l’esperienza della croce.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Non è ancora perfetta quella preghiera in cui il monaco ha coscienza di sé e del fatto stesso di pregare».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il settimo gradino dell'umiltà si sale quando il monaco, non solo a parole si dichiara l'ultimo e il più spregevole di tutti, ma si ritiene veramente tale anche nel più profondo del cuore, umiliandosi e dicendo col profeta: «Io sono verme e non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo» (Sal 21,7); «mi sono esaltato e allora sono stato umiliato e confuso» (Sal 87,16 Volg.); e ancora: «Bene per me se sono stato umiliato, perché impari ad obbedirti» (Sal 118,71).


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