Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Mercoledì 19 febbraio 2020

Le mani sugli occhi.

Gesù tocca e guarisce, è toccato e risana: ormai questo potere taumaturgico è noto a molti. Deve sottrarsi alla calca della gente! Il suo corpo velatamente è visto e creduto come un tabernacolo vivente ed ha già in sé tutta la potenza santificante che emanerà in pienezza dal sacramento eucaristico. Molti segni e prodigi, compiuti da Gesù, sicuramente la moltiplicazione dei pani, la forza della sua parola donata con autorità e verità, le tantissime guarigioni, fanno presagire una celebrazione che incessantemente, come un memoriale, si ripeterà per noi nella santa Chiesa. Alcune guide, sono gli apostoli anonimi, conducono a Gesù un cieco, pregandolo di toccarlo. Gesù fa di più, lo prende per mano: lui, la sua persona, diventa luce e guida del cieco. Egli stesso lo dirà esplicitamente a tutti: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Gesù in successione compie gesti significativi, ci fa intravvedere una vera e propria celebrazione: «Lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?»: è bello e consolante vedere Gesù che nella nostra cecità ci prende per mano, ci conduce “fuori”, in disparte, ci purifica con la medicina della su saliva, in gesto benedicente impone le mani su d noi e ci invita ad aprire i nostri occhi non tanto sul mondo che ci circonda, ma di più su quanto ci sta accadendo; su quel lento progressivo crescere del germoglio della fede che ci fa vedere a distanza ogni cosa, oltre le dimensioni del mondo. Facciamo nostra una bella preghiera del salmista: «Guarda, rispondimi, Signore, mio Dio, conserva la luce ai miei occhi, perché non mi sorprenda il sonno della morte».


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Abba Poemen disse: "Conosco un fratello a Scete che per tre anni digiunò di due giorni in due giorni, tuttavia non riuscì a vincere. Quando però lasciò stare il digiuno per due giorni interi e cominciò a digiunare solo fino a sera, ma con discernimento, allora riuscì a vincere". Quindi mi disse abba Poemen: "Mangia senza mangiare, bevi senza bere, dormi senza dormire, agisci con te stesso con discernimento, e troverai riposo"».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il sesto gradino dell'umiltà si sale quando il monaco si accontenta delle cose più povere e spregevoli e in ogni incarico che gli viene affidato si considera un operaio cattivo e indegno, facendo proprie le parole del profeta: «Sono stato ridotto a nulla e sono diventato uno stolto; davanti a te stavo come una bestia: ma io sono sempre con te» (Sal 72,22-23a Volg.).


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