preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Essere sale e luce: ecco in sintesi le qualifiche che meglio identificano il cristiano, ecco ancora come testimoniare la nostra fede. Le due qualifiche che il Signore richiede ai suoi interagiscono e si completano. Essere sale significa dare senso, sapore e valore alla vita; significa la capacità di gustare le “cose” di Dio, significa la gelosa attenzione a conservare i valori sacri della fede, significa l’impegno a diffondere e testimoniare la verità e il bene. Da questi sacri valori sgorga la luce che essenzialmente viene come dono dello Spirito, da Cristo, Luce del mondo. Diventiamo e siamo luce nella misura in cui diventa primaria in noi l’appassionata imitazione di Cristo. Quando il Vangelo, la Verità, s’incarna in noi, diventa il nostro vissuto quotidiano, allora possiamo ben dire di essere luce, di brillare nel mondo, di essere l’umile riflesso della luce stessa di Cristo. Tutto questo viene dall’ascolto, dall’assidua ricerca del bene, dall’amore e dal desiderio che ci spinge a nutrirci della Verità e assimilarci a Cristo nostro cibo e bevanda. Tutto poi si riflette sui fratelli: la luce di sua natura irradia ed è capace, in quanto dono di Dio, di squarciare anche le tenebre più fitte. Il sale orienta verso i veri valori della vita da conservare e vivere e per cui lottare. Brilliamo invece nel mondo, come raggi incantevoli della luce di Dio, se condividono il pane con chi ha fame e l’acqua con chi ha sete, che vestiamo gli ignudi e ospitiamo chi non ha casa, che assistiamo il malato e difendiamo chi subisce ingiustizia. Il nonsenso, la fatuità, la mancanza di luce inducono tanti a ricorrere a falsi e ingannevoli valori: spesso manca l’orientamento, manca la luce, manca anche la capacità di scegliere, mancano esempi validi da imitare e da questo viene poi il vuoto e la ricerca affannosa e sconsiderata di velenosi surrogati. Sarebbe salutare per la nostra amata Chiesa, per ognuno di noi che ci professiamo credenti in Cristo, prendere coscienza che la nostra luce è fioca e il nostro sale quasi insipido. Che responsabilità!
«Abba Poemen ha riportato queste parole di abba Ammone: "Un uomo passa tutto il suo tempo a portare la scure e non riesce ad abbattere l'albero; c'è un altro invece che è esperto nel tagliare e con pochi colpi lo fa cadere". E diceva che la scure è il discernimento».
L'UMILTÀ Quindi, fratelli, se vogliamo toccare la vetta della più grande umiltà, se vogliamo giungere velocemente alla esaltazione celeste a cui si sale attraverso l'umiltà della vita presente, dobbiamo innalzare, ascendendo con le nostre azioni, quella scala che apparve in sogno a Giacobbe e per la quale egli vide angeli che scendevano e salivano (cf. Gen 28,12). Per noi quel discendere e quel salire stanno senz'altro a significare che con la superbia si discende e con l'umiltà si sale.
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