preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Davvero la generosità del Signore è senza limiti. Diventa traboccante nei confronti nei suoi eletti, quelli fedeli e da lui prescelti per un compito e una missione speciale. Nella prima lettura ne troviamo un servo fedele, Re Davide. Di Davide si dice: «Egli aveva camminato davanti a te con fedeltà, con giustizia e con cuore retto verso di te». Salomone ne è l’erede e il Signore apprezza la sua fedeltà e gli fa una offerta davvero generosa: «Chiedimi ciò che io devo concederti». C’è da chiederci: cosa avremmo chiesto noi al Signore sapendolo pronto a soddisfare qualsiasi nostro desiderio? Salomone chiede: «Concedi al tuo servo un cuore docile perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male». Ed ecco la conseguenza di questa umile e fiduciosa domanda: «Ti concedo un cuore saggio e intelligente: come te non ci fu alcuno prima di te né sorgerà dopo di te. Ti concedo anche quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria come nessun re ebbe mai». Per ognuno è una virtù indispensabile la sapienza del cuore, ci consente di entrare facilmente nei pensieri e nel cuore stesso di Dio, capaci di comprendere, desiderare e praticare la sua Parola, capaci di amarlo, gioiosi di vivere e testimoniare la verità, docili a Dio e al nostro prossimo nella carità. Nel vangelo possiamo gustare la tenerezza e la cura paterna che Gesù ha nei confronti dei suoi discepoli: essi raccontano quello che avevano fatto e insegnato con gioia, ma anche con anta fatica immersi nella folla fino a non avere neanche il tempo per mangiare. Beati loro! Gesù: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'». Offre e propone un “ritiro spirituale”! Un dono da proporre ancora a sacerdoti e fedeli.
"Un fratello chiese ad abba Arsenio di dirgli una parola. L'anziano gli disse: «Lotta con tutte le tue forze perché la tua attività interiore sia secondo Dio e così vincerai le passioni esteriori».
L'UMILTÀ La divina Scrittura, fratelli, ci grida: «Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11). E con questa affermazione vuol farci capire che ogni esaltazione è una specie di superbia; cosa da cui il profeta dichiara di guardarsi quando dice: «Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze» (Sal 130,1). E allora? «Se non nutro sentimenti di umiltà ma esalto il mio cuore, tu mi tratterai come un bambino svezzato dal seno di sua madre» (Sal 130,2 Volg.).
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