preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
È una triste tristissima storia quella di Erode. Oggi lo definiremmo un feroce spietato sanguinario, autore di una strage di innocenti, convinto di coinvolgere in quel massacro lo stesso Gesù Bambino. Nel vangelo di oggi è in preda ai rimorsi per aver fatto arrestare Giovanni, e averlo messo in prigione. A causa di Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. La fama di Gesù si diffonde rapidamente e un dubbio rode l’animo di Erode, egli temeva, e riteneva fosse Giovanni risuscitato. Lo aveva stimato e sapendolo giusto e santo, aveva vigilato su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Non altrettanto Erodiade: la perfidia della donna coglie al volo l’occasione per far tacere per sempre lo scomodo profeta. Approfitta di un’insane promessa data in un banchetto da Erode nell’ebbrezza, alla figlia che danza e piace, per vendicarsi. «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Il consiglio della madre: «Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista». E l’esecrando delitto avviene. Il Battista decapitato conclude la sua missione con il martirio: colui che aveva additato l’Agnello di Dio la sua immolazione con una eroica testimonianza lo precede. Proclamare testimoniare e difendere con estrema coerenza la verità spesso richiede eroismo e talvolta anche il martirio. I troppo benevoli compromessi offendono la verità e inducono alla dissacrazione e al sacrilegio.
Un fratello ha detto ad un anziano: «Io non vedo lotte nel mio cuore». L'anziano gli rispose: «Tu sei un edificio aperto da tutti i lati. Chiunque entra da te e ne esce a proprio piacimento. E tu, tu non sai ciò che accade. Se tu avessi una porta, se tu la chiudessi ed impedissi ai cattivi pensieri di entrare, allora li vedresti fermi all'esterno e combattere contro di te».
L'OBBEDIENZA DEI DISCEPOLI E difatti parlare e insegnare è compito del maestro, tacere e ascoltare è dovere del discepolo. Quindi, se si deve chiedere qualcosa al superiore, lo si faccia con tutta umiltà e sommo rispetto, in modo da non parlare più di quanto sia conveniente. Quanto poi alle volgarità, alle parole inutili o alle buffonerie, le escludiamo nel modo più assoluto da tutto l'ambito del monastero e non permettiamo che il discepolo apra la bocca a tali discorsi.
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