preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Giairo, capo della sinagoga, cerca Gesù, ha una urgenza: è il fremito intenso di un tenero amore paterno. Quando lo vede, gli si getta ai piedi e lo prega con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva». È una preghiera intensa, espressa con umiltà e fede. L’imposizione delle mani di Gesù, ma anche di quelle sacerdotali, è un gesto d’implorazione, benedicente e di celestiale protezione. Gesù potrà ottenere alla figlioletta guarigione e vita ed Egli va con lui; è sempre presente e partecipa alle nostre pene. “Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno”. All’evangelista Marco piace raccontare alla sua piccola comunità e ora a noi, della folla che segue e fa calca intorno a Gesù. Ci vuole dire che la fede di uno, alimenta la fede di molti e l’attrattiva di Gesù è irresistibile. A sconvolgere la scena giunge una funerea notizia: s’intrecciano voci opposte «Tua figlia è morta» dicono i messaggeri: «Non temere, continua solo ad aver fede!» rassicura Gesù e il miracolo avviene! «Fanciulla, io ti dico, alzati!». All’interno di questa storia s’innesta quella della emorroissa: una donna provata da lunga e penosa malattia, è fisicamente fiaccata ma è forte nella fede. Si nasconde: il male la umilia, la rende impura. Furtivamente tocca soltanto il lembo del mantello di Gesù e all’istante si sente guarita. È salva perché ha creduto in Lui. Ecco cosa avviene quando con fede incontriamo e tocchiamo Gesù!
"L'abba Poimen disse: 'Quando medito, tre misteri si presentano ai miei occhi: che è cosa buona pregare senza sosta in ogni tempo davanti al Signore; porre la mia morte sotto il mio sguardo, ogni momento; e pensare che quando morrò sarò gettato nel fuoco a causa dei miei peccati'" Ma Dio mi sarà misericordioso.
L'OBBEDIENZA DEI DISCEPOLI Perciò tali monaci, lasciando immediatamente le loro cose e rinunziando alla propria volontà, liberate subito le mani e lasciando incompiuto quanto stavano facendo, con piede pronto all'obbedienza, adempiono con i fatti la voce di chi comanda. E così tutte e due le cose, cioè l'ordine del maestro e la perfetta esecuzione del discepolo, si compiono insieme, prestissimo, quasi in uno stesso momento, con quella velocità ispirata dal timor di Dio: è l'anelito di camminare verso la vita eterna che li incalza. Perciò essi intraprendono la via stretta di cui il Signore dice: «Angusta è la via che conduce alla vita» (Mt 7,14); di modo che, non vivendo a proprio arbitrio e non regolandosi secondo i propri gusti e le proprie voglie, ma lasciandosi guidare dal giudizio e dal comando altrui, rimanendo stabili nel monastero, desiderano che un abate li governi. Senza dubbio uomini simili fanno proprio quel detto del Signore: «Non sono venuto a fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 6,38).
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