preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Gesù non pone limiti al suo annuncio; anche in terra pagana, ovunque egli trova accoglienza e tracce di fede compie prodigi e l’alimenta e la fa crescere. Nella sua patria, seguito dai suoi discepoli, parla di sabato nella sinagoga. Molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?». Stupore e meraviglia! Molti interrogativi, si scandalizzano e disprezzano Gesù. Tace, è spenta però la fede. E non vi poté operare nessun prodigio. I prodigi vengono dalla potenza divina, ma sono inevitabilmente alimentati dalla fede. Tuttavia la bontà e la compassione inarrestabili in Gesù fa si che imponga le mani a pochi ammalati e li guarisce. È l’ultimo tentativo di suscitare oltre meraviglia ne stupore per i suoi insegnamenti anche la fede. I paesani di Gesù però, conoscendo le sue origini umane, tutta la sua parentela, Ignorano la fonte della sua sapienza, limitano così i loro pensieri e non li elevano a dimensioni divine e danno sfogo al disprezzo in luogo delle fede. «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». Ancora ai nostri giorni spesso il messaggio sapienziale del Signore viene rifiutato, deriso, osteggiato, disprezzato. Così la lampada della fede, non più adeguatamente alimentata, si spegne, ne segue il buio, il disorientamento, lo smarrimento. Questo come allora accade anche nella sua patria, tra i battezzati, nella chiesa di Dio, dove Egli ha posto la sua dimora. “Signore, accresci in noi la fede”.
Terribile solitudine di Antonio Dove eri? Perché non sei apparso fin dall'inizio per porre fine alle mie sofferenze?'. E la voce gli rispose: 'Antonio ero là ma aspettavo per vederti combattere.
L'OBBEDIENZA DEI DISCEPOLI Ma questa stessa obbedienza sarà accetta a Dio e gradita agli uomini solo quando si esegue il comando senza esitazione, senza lentezza, senza svogliatezza, senza mormorare e senza opporre un rifiuto; 1erché l'obbedienza che si presta ai superiori, si presta a Dio; egli infatti ha detto: «Chi ascolta voi, ascolta me» (Lc 10,16). E bisogna che i discepoli lo facciano di buon animo, perché Dio ama chi dona con gioia (2 Cor 9,7). Se infatti il discepolo obbedisce malvolentieri, se si mette a mormorare, non dico con la bocca ma anche soltanto nel suo cuore, ancorché eseguisca il comando, la sua obbedienza non sarà gradita a Dio, il quale vede il cuore di lui che mormora; e quindi per tale azione non ottiene alcun merito, anzi incorre nel castigo dei mormoratori se non si corregge facendone penitenza.
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