Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Mercoledì 27 marzo 2019

“Ma io vi dico…”

Dall’osservanza e dalla pratica dei precetti del Signore viene la saggezza e la vera intelligenza; la testimonianza che già in antico faceva esclamare i pagani di allora: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”. I primi cristiani venivano chiamati: “Illuminati” perché irrorati dallo Spirito Santo. Circa l’osservanza Gesù ci ammonisce: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”. E nel vangelo di oggi: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento”. Conferma la novità ripetendo più volte: "Avete inteso che fu detto agli antichi: “Occhio per occhio e dente per dente. Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma Io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori”. Quindi dobbiamo prendere coscienza che in continuità si sta compiendo quanto il Signore ha rivelato e disposto per noi finché tutto sia compiuto. La novità è Cristo, la sua persona, il suo messaggio che segna il passaggio dalla legge all’amore. «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». E consapevoli che l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo siamo capaci di osservare e insegnare agli uomini i precetti, anche minimi ben compresi del loro valore.
Anelare al meglio costantemente.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano disse: «Se l'uomo fa la volontà del Signore, non finisce mai di udire la voce interiore».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUELLI CHE PIÙ VOLTE RIPRESI NON VOGLIONO CORREGGERSI

Se un fratello, ripreso più volte per una qualsiasi colpa, se anche scomunicato, neppure così si sarà corretto, si usi con lui una punizione più severa, cioè lo si sottoponga al castigo delle battiture. Ma se nemmeno così si vorrà emendare, anzi levatosi in superbia - che non sia mai! - oserà addirittura difendere la sua condotta, allora l'abate agisca come un medico esperto: se ha adoperato i lenitivi, gli unguenti delle esortazioni, i farmaci delle divine Scritture e infine le bruciature della scomunica o delle piaghe delle verghe, e costata ormai che a nulla approdano le sue industrie, faccia ricorso - ciò che vale di più - alla preghiera sua e di tutti i monaci, affinché il Signore, a cui tutto è possibile, operi la guarigione del fratello infermo. Ma se neppure così quegli guarirà, allora l'abate usi senz'altro il ferro dell'amputazione, come dice l'apostolo: «Togliete il malvagio di mezzo a voi» (1 Cor 5,13); e ancora: «Se l'infedele vuole andarsene, se ne vada» (1 Cor 7,15), perché una pecora infetta non contagi tutto il gregge.


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