Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Venerdì 16 maggio 2014

Io sono la via, la verità, la vita.

L'annuncio di Gesù del suo imminente ritorno al Padre getta i discepoli in un profondo turbamento. I discepoli tuttavia non debbono sentirsi senza speranza. Gesù l'invita a credere fermamente in Dio e in lui. Se ora li lascia per ritornare al Padre, non lo compie per godere di una sua soddisfazione personale, quasi come una rivalsa di tutto quello che ha dovuto subire, ma per condurli a condividere la sua stessa gloria. "Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Vado a prepararvi un posto - linguaggio molto figurato - e quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io". Su questa ferma speranza deve fondarsi anche la nostra fiducia durante il nostro pellegrinaggio terreno. "La redenzione infatti ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente" (Spe Salvi, Papa Benedetto XVI). Tommaso gli domandò: "Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?". A questa richiesta di Tommaso abbiamo la risposta di Gesù, con una di quelle incisive frasi del Vangelo, che si sono poi stampate nel cuore delle generazioni cristiane. "Io sono la via, la verità e la vita". Egli ci manifesta che l'esperienza umana in rapporto alla fede, ha la sua 'via' da percorrere, Gesù, ha la 'verità' ossia tutto quello che Gesù ci ha detto di sé e del Padre, ha la 'vita' di cui vivere e noi possiamo accedere a questa fonte di ogni bene: Dio Padre, per mezzo del suo Figlio Gesù, nostro fratello. "Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me". Pertanto fin d'ora noi discepoli fedeli siamo introdotti, tramite Gesù, nella dimora del Padre.


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'Abba Pastor disse: Allontanati da ogni uomo che quando discorre polemizza continuamente.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

SE IL MONACO PUÒ RICEVERE LETTERE O ALTRE COSE

Non sia assolutamente permesso al monaco ricevere, senza il consenso dell'abate, lettere, pii regali o qualunque altro benché piccolo oggetto, sia da parte dei parenti che di qualsiasi altra persona, né di mandarli loro e neppure di scambiarseli tra i fratelli. E anche se dai suoi parenti gli viene inviata qualche cosa, non ardisca accettarla senza averne prima avvisato l'abate. Se l'abate poi darà il permesso di accettarla, abbia piena facoltà di destinarla a chi vuole; e non si rattristi di ciò il fratello a cui la cosa era stata inviata, per non dare occasione al diavolo. Chi oserà agire diversamente, sia sottoposto alla disciplina regolare.


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