preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
I due passi di scrittura che vengono proposti oggi, ci offrono un messaggio univoco che si integra nelle diverse situazioni della vita. San Giacomo ci tiene a esortare i credenti a "non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati..." e fa appello alla pazienza dei profeti, alla pazienza di Giobbe e potremmo aggiungere a quella di Gesù... Invita anche a non ricorrere ai giuramenti quando si è a corto di argomenti persuasivi per ottenere maggiore credibilità. Il vangelo ci presenta il parere di Gesù sulla indissolubilità del matrimonio. Egli rimanda i suoi interlocutori alla legge di Mosé e quindi corregge quanto quella aveva concesso per la durezza di cuore. Di fronte al fallimento di tanti matrimoni, viene da chiederci il perché... La prima consiste senza dubbio dalla incapacità di accettazione reciproca degli sposi e quindi da una sequela di lamentele l'uno dell'altro che raffreddano e in seguito sopprimono ogni armonia di amore. Non si ha la capacità di sopportare e di vivere stabilmente una situazione che pure è stata scelta, dopo tanti anni di riflessione e reciproca conoscenza. La mutua lamentela che tende a ingigantire i difetti dell'altro che si presentano come insopportabili, tanto da ingenerare una vita invivibile. Da qui la convinzione che è necessario chiedere la separazione e poi il divorzio per non soffocare. Non si negano le difficoltà del vivere insieme... ma nella celebrazione del matrimonio vanno tenute presenti e poi affrontate con la forza dell'amore, con la grazia che dona il sacramento del matrimonio, senza lasciarsi soggiogare dall'amarezza della delusione. San Giacomo si premura di raccomandarci: "Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri per non essere giudicati". Norma sempre valida... per tutti... anche per gli sposi!
A ciascuno il proprio tempo L'Abba Marco una volta disse all'Abba Arsenio: E' bene o non è bene avere nella tua cella qualcosa che ti dia piacere? Per esempio una volta venni a sapere che un confratello aveva un piccolo fiore selvatico nella sua cella e lo strappò alla radice. L'Abba Arsenio disse: Bene, è giusto. Ma ogni uomo dovrebbe agire secondo il proprio percorso spirituale. E se uno non riuscisse a stare senza quel fiore, dovrebbe ripiantarlo.
NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI Quando un nuovo venuto chiede di abbracciare la vita monastica, non gli si conceda tanto facilmente di entrare; ma, come dice l'apostolo: «Provate gli spiriti per vedere se provengono veramente da Dio» (1 Gv 4,1). Se il nuovo venuto dunque insiste nel bussare e si vede che sopporta con pazienza le umiliazioni che riceve e la difficoltà dell'ingresso per quattro o cinque giorni e ciò nonostante persiste nella sua domanda, gli si conceda di entrare e lo si ospiti in foresteria per qualche giorno. Poi egli dimori nei locali del noviziato dove si eserciti, mangi e dorma. E sia incaricato per lui un anziano capace di guadagnare le anime, il quale lo esamini con molta attenzione e metta ogni cura nell'osservare se il novizio cerca veramente Dio, se è pronto all'Opus Dei, all'obbedienza, alle umiliazioni; gli si prospettino tutte le difficoltà e le asprezze attraverso le quali si va a Dio.
home | commento | letture | santi | servizi | archivio | ricerca | F.A.Q. | mappa del sito | indice santi | preghiere | newsletter | PDA | WAP | info