Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

[menu] [seleziona le letture da stampare]
 

Commento alle Letture

Giovedì 17 aprile 2008

Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me.

Sappiamo che l'accoglienza di Dio è uno dei fondamenti della nostra vita cristiana. Ecco ciò che ci narra il brano del Vangelo odierno: "In verità, in verità vi dico chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato". Come si può notare c'è una catena di solidarietà e di comunione. Dio Padre manda il Cristo e chi accogli il Cristo accoglie il Padre. Il Cristo a sua volta ha i suoi inviati e chi accoglie costoro accoglie il Cristo e in lui anche il Padre. Ora è vero che noi credenti non abbiamo molti problemi riguardo al primo caso: siamo convinti che accogliendo il Cristo accogliamo anche il Padre. I problemi nascono piuttosto quando si tratta di definire quali sono gli inviati di Cristo. Qui non è solo questione di ufficialità. Facendo una certa statistica su chi potrebbe garantirci una linea di comportamento, rimaniamo di solito un po' sorpresi, perché l'elenco è senza numero, le caratteristiche le più svariate, al di là del tempo, e potremmo essere sempre spiazzati se dovessimo scegliere la persona adatta a tale ufficio secondo noi. Una vecchia massima diceva se vuoi seguire Gesù sai già che non puoi attenderti di fare una grande e simpatica carriera nella vita. E' qui la grande rivoluzione cristiana! I veri discepoli sanno che Gesù si è comportato come il servitore che riconoscendo in ogni uomo il proprio padrone, si dedica a lui, anche nel più umile dei servizi, secondo il significato simbolico della lavanda dei piedi. "Sapendo queste cose, beati sarete se le farete". Si va spegnendo il senso evangelico del prossimo, divenuto quasi un estraneo, quando non un concorrente o un rivale. Questo esempio di Gesù da imitare, questo prossimo da accogliere come Cristo, è una consegna, un segno di riconoscimento per coloro che si fanno discepoli e servi di tanto Signore.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello era assalito da molto tempo dal demone dell'impurità e malgrado molti sforzi non riusciva a sbarazzarsene. Una volta, mentre era alla Sinassi, si sentì come d'abitudine tormentato dalla passione; decise dunque di trionfare sulla macchinazione del demonio e di chiedere ai fratelli di pregare per lui affinché fosse liberato. E, sprezzando ogni vergogna, si mise nudo davanti a tutti i fratelli e mostrò l'azione di Satana: «Pregate per me, padri e fratelli miei», disse, «perché sono quattordici anni che sono così combattuto»; e subito il combattimento si allontanò da lui, grazie all'umiltà che aveva mostrato.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IN QUALI ORE I FRATELLI DEVONO PRENDERE I PASTI

Dalla santa Pasqua fino a Pentecoste i fratelli pranzino a sesta e cenino la sera. Da Pentecoste poi per tutta l'estate, se i monaci non devono attendere ai lavori dei campi e se l'eccessivo calore estivo non lo impedisce, il mercoledì e il venerdì digiunino fino a nona; negli altri giorni pranzino a sesta. Ma se avessero lavori nei campi o la calura estiva fosse opprimente, si mantenga il pranzo a sesta anche in quei due giorni; e ciò sia rimesso al provvido giudizio dell'abate; egli appunto deve regolare e disporre le cose in modo che le anime si salvino e quello che i fratelli fanno, lo facciano senza alcun fondato motivo di mormorazione.


home  |  commento  |  letture  |  santi  |  servizi  |  archivio  |  ricerca  |  F.A.Q.  |  mappa del sito  |  indice santi  |  preghiere  |  newsletter  |  PDA  |  WAP  |  info


Questa pagina è in una versione adatta alla stampa, agli smartphone e ai PDA.
URL: https://liturgia.silvestrini.org/p/commento/2008-04-17.html
Versione completa online:
https://liturgia.silvestrini.org/commento/2008-04-17.html

i-nigma smart code
SmartCode: https://www.i-nigma.com/