preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Possiamo definire un'anticipazione del sacramento del nostro battesimo e della penitenza i riti della presentazione e della purificazione. Maria e Giuseppe e con loro lo stesso Gesù, si assoggettano umilmente ad una legge antica. Quando però ad essere presentato al tempio è il bambino Gesù e a chiedere la purificazione è la vergine Madre, cambiano sostanzialmente i significati di quei riti. Diventano una solenne celebrazione e un'occasione per ripetere a tutti gli uomini che la luce di Dio ha inondato il mondo con la nascitaLa Presentazione del Signore nel Tempio del suo Figlio. Lo Spirito Santo pervade l'anima di due santi vegliardi, Simeone e Anna, i quali aspettavano la redenzione di Israele. Alla vista del bambino profetizzano e cantano. Diventano i primi testimoni della fede. Simeone prende fra le sue braccia il figlio di Dio e si sente totalmente appagato nelle sue più intime e profonde attese al punto di desiderare e chiedere solo il riposo eterno nella pace dei giusti poiché - egli dice - "I miei occhi hanno visto la salvezza". Il bambino Gesù viene poi definito Luce delle genti e gloria del popolo d'Israele. Simeone però, illuminato dallo Spirito, deve scandire ancora una solenne profezia, che riguarda il Bambino e sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima». Poche parole per descrivere in modo essenziale l'opera della redenzione, attraverso una dura passione, che condurrà il Cristo alla morte e la sua madre ad essere trafitta dal dolore. Le nostre candele, prima benedette e poi accese, quest'oggi ci ricordano Cristo luce del mondo, il dono della fede e le nostre promesse battesimali. Deve essere incessante il nostro desiderio di crescere nell'impegno di testimoniare la nostra viva appartenenza a Cristo. Andiamogli incontro con le lampade accesa e non consentiamo e niente e nessuno di spegnere la luce della nostra fede, avuta in dono sin dal giorno del nostro battesimo!
Nella celebrazione di oggi i fedeli vanno incontro al Signore portando ceri accesi e cantano a lui insieme a Simeone che lo riconobbe come Cristo Signore «Luce per illuminare le genti». Per ricordare il mistero di questo giorno, si compie la benedizione delle candele che può essere unita alla processione o ad ingresso solenne, secondo le indicazioni del Messale.
I fedeli si riuniscono in una chiesa minore o in qualche altro luogo adatto fuori della chiesa verso cui è diretta la processione; tengono in mano le candele accese già all'inizio del rito. Per la benedizione e la processione, il celebrante può indossare la casula o il piviale di colore bianco. Mentre la processione entra in chiesa si canta l'antifona d'ingresso della Messa, dopo di che, tralasciati i riti iniziali, si canta il Gloria e si dice la colletta. La messa prosegue come di solito.
FESTA DI VITA CONSACRATA
Nell'Enciclica pubblicata mercoledì scorso, richiamando il primato della carità nella vita del cristiano e della Chiesa, ho voluto ricordare che testimoni privilegiati di questo primato sono i Santi, i quali hanno fatto della loro esistenza, pur con mille diverse tonalità, un inno a Dio Amore. La liturgia ce li fa celebrare ogni giorno dell'anno. Penso, ad esempio, a quelli che in questi giorni commemoriamo: l'apostolo Paolo con i discepoli Timoteo e Tito, sant'Angela Merici, san Tommaso d'Aquino, san Giovanni Bosco. Sono Santi molto differenti tra loro: i primi appartengono agli inizi della Chiesa, e sono i missionari della prima evangelizzazione; nel Medioevo, Tommaso d'Aquino è il modello del teologo cattolico, che incontra in Cristo la suprema sintesi della verità e dell'amore; nel Rinascimento, Angela Merici propone una via di santità anche per chi vive in ambito laico; nell'epoca moderna, don Bosco, infiammato dalla carità di Gesù Buon Pastore, si prende cura dei ragazzi più disagiati e diventa, per loro, padre e maestro. In verità, tutta la storia della Chiesa è storia di santità, animata dall'unico Amore che ha la sua fonte in Dio. Infatti, solo la carità soprannaturale, come quella che sgorga sempre nuova dal cuore di Cristo, può spiegare la prodigiosa fioritura, nel corso dei secoli, di Ordini, Istituti religiosi maschili e femminili e di altre forme di vita consacrata. Nell'Enciclica ho citato tra i Santi più noti per la loro carità Giovanni di Dio, Camillo de Lellis, Vincenzo de' Paoli, Luisa de Marillac, Giuseppe Cottolengo, Luigi Orione, Teresa di Calcutta (cfr n. 40).
Questa schiera di uomini e donne, che lo Spirito di Cristo ha plasmato facendone dei modelli di dedizione evangelica, ci porta a considerare l'importanza della vita consacrata come espressione e scuola di carità. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato come l'imitazione di Cristo nella castità, nella povertà e nell'obbedienza sia tutta orientata al conseguimento della perfetta carità (cfr Decr. Perfectae caritatis, 1). Proprio per porre in luce l'importanza e il valore della vita consacrata, la Chiesa celebra il prossimo 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore al Tempio, la Giornata della Vita Consacrata. Nel pomeriggio, come amava fare Giovanni Paolo II, presiederò nella Basilica Vaticana la Santa Messa, alla quale sono invitati in modo speciale i consacrati e le consacrate che vivono a Roma. Ringrazieremo insieme Dio per il dono della vita consacrata e pregheremo affinché essa continui ad essere nel mondo segno eloquente del suo amore misericordioso.
Ci rivolgiamo ora a Maria Santissima, specchio di carità. Col suo materno aiuto possano i cristiani, e in special modo i consacrati, camminare spediti e gioiosi nella via della santità. Testo dell'Angelus del Papa (29.01.2006).
QUALI SONO GLI STRUMENTI DELLE BUONE OPEREEcco, questi sono gli strumenti dell'arte spirituale. Se noi li adopereremo assiduamente notte e giorno e li riconsegneremo nel giorno del giudizio, dal Signore ci verrà data in premio quella ricompensa che egli stesso ha promesso: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo: questo Dio ha preparato per coloro che lo amano» (1 Cor 2,9). L'officina poi dove usare con cura tutti questi strumenti sono il recinto del monastero e la stabilità nella famiglia monastica.