preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Il sacerdote, durante la Santa Eucaristia, alla presentazione delle offerte benedice il Signore, Dio dell'universo, riconoscendo che dalla sua bontà proviene il pane ed il vino. Il lavoro dell'uomo è santificato nell'opera della creazione e santifica l'uomo posto nel disegno d'amore di Dio. Tutta l'attività che l'uomo svolge, se inserito in questo progetto è santificata dall'amore creatore e redentore del Signore. È questa una novità del cristianesimo, una riscoperta con un rapporto veramente personale con Dio che il mondo ebraico non riusciva a cogliere nella sua pienezza. La critica di Gesù non si trova solo nell'ipocrisia di una religiosità formale, anche per noi potrebbe essere rivolte le Sue parole! È un invito concreto nella scoperta di un Dio creatore, di un Dio che salva e che chiede un rapporto personale che valorizza la dignità della persona umana. Proprio nella rivelazione di un Dio Trinitario vi è la possibilità un incontro vero con il Signore. Un incontro reale di salvezza. È qui il mistero del Dio che si offre come cibo e bevanda. L'opera di redenzione di Gesù Cristo parte proprio dalla realtà della creazione, tutta è buona agli occhi del Signore. L'uomo può contaminarla se la usa al di fuori del progetto nel quale è iscritta.
"Un fratello chiese ad abba Arsenio di dirgli una parola. L'anziano gli disse: «Lotta con tutte le tue forze perché la tua attività interiore sia secondo Dio e così vincerai le passioni esteriori».
L'UMILTÀ La divina Scrittura, fratelli, ci grida: «Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11). E con questa affermazione vuol farci capire che ogni esaltazione è una specie di superbia; cosa da cui il profeta dichiara di guardarsi quando dice: «Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze» (Sal 130,1). E allora? «Se non nutro sentimenti di umiltà ma esalto il mio cuore, tu mi tratterai come un bambino svezzato dal seno di sua madre» (Sal 130,2 Volg.).
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