preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
L'Amore va vissuto nell'Amicizia - Dal trattato "Sull'amicizia spirituale" di sant'Erledo, abate
In questa vita mortale non c'è nulla di più santo da desiderare, di più utile da cercare, di più difficile a trovarsi, di più dolce da sperimentare, di più vantaggioso da mantenere dell'amicizia. Essa porta frutto nella vita presente e nella futura. Con la sua soavità dà sapore a tutte le virtù, con la sua forza sconfigge i vizi; addolcisce le avversità e ordina gli eventi favorevoli, sicché tra i mortali non ci può essere nulla di gradevole senza un amico. Un uomo che non abbia un amico con cui gioire nelle ore liete e piangere nelle tristi, col quale sfogare la pena che gli grava sul cuore, a cui comunicare le idee sublimi e luminose che per caso gli brillano nella mente, può paragonarsi a una bestia. "Guai a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi" (Qoelet 4,10). Ed è proprio solo chi è senza un amico. Ma che felicità, che sicurezza, che gioia può avere uno con cui poter parlare come con te stesso; al quale non temi di confessare i tuoi eventuali falli; a cui non hai vergogna di svelare i possibili progressi nella vita spirituale; a cui puoi confidare tutti i segreti del tuo cuore e affidare i tuoi progetti! Che c'è di più amabile che potersi unire così cuore a cuore e fare di due una cosa sola, senza timore della vanagloria, senza diffidenza? Senza che uno si lamenti di essere corretto dall'altro, né debba rilevare o biasimare adulazione nella sua lode. "Un amico fedele - dice il savio - è un balsamo di vita" (Siracide 6,16). Ben detto! Non c'è infatti rimedio più valido, più efficace o più qualificato per le nostre ferite in tutte le circostanze terrene che avere una persona, la quale sappia venirci incontro, soffrendo insieme con noi in ogni disgrazia e godendo con noi di ogni nostro successo; in modo che, unendo spalla a spalla, portino i pesi l'uno dell'altro (cfr. Galati 6,2), come dice l'Apostolo; salvo che ciascuno trova più leggero il torto fatto a sé che quello ricevuto dall'amico. Dunque l'amicizia rende più belli gli avvenimenti favorevoli e alleggerisce quelli avversi condividendoli. Davvero "un amico è un eccellente balsamo di vita". Infatti, come pensavano anche i pagani, ci serviamo più spesso di un amico che dell'acqua e del fuoco. In ogni azione, in ogni impegno, nella sicurezza e nell'incertezza, in qualsiasi evenienza o condizione, in segreto e in pubblico, in ogni decisione, in casa e fuori, dovunque, l'amicizia risulta gradevole, l'amico necessario, il mutuo accorso utile. E soprattutto l'amicizia è come un gradino che ci avvicina alla perfezione, la quale consiste nell'amore e nella conoscenza di Dio: così l'uomo, da amico dell'uomo, diviene amico di Dio, secondo quanto dice il Salvatore nel vangelo: "Non vi chiamo più servi, ma amici" (Giovanni 15,15).
(lib 2
(Lettura patristica, Lez.monast. 27settTO, ven.,anno2).)
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