preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Non esiste delusione più lacerante di quella che proviene dal tradimento di colui, o di coloro, che sono stati più intensamente amati. Ecco il lamento di Gesù: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Uno di voi, uno dei commensali. “Uno di voi, colui che mangia con me… uno dei Dodici, colui che mette la mano nel piatto con me.” Sono parole che rivelano non tanto l’identità precisa, quanto la prossimità e la familiarità del traditore. Non si tratta di un nemico, ma di uno che condivideva amicizia e vita: mangiava con Lui. Giuda, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quello che era il dono di una sublime condivisione dell’umano con il divino, una trasfusione di amore, diventa per il traditore un boccone amaro che genera buio e morte. “Ed egli, gettati i sicli d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi.” “Chi mangia il pane e beve il calice del Signore indegnamente, mangia e beve la propria condanna.” Il discepolo, fuori dal Sacro Convito, scompare nel buio. Pietro vede ridimensionati gli slanci della sua generosità: “Non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte.” Per Gesù questa è già una sentenza di morte: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui». La glorificazione di Gesù è di fatto la sua passione già iniziata: l’ardore con cui ha consumato quella memorabile cena, il sacrificio che si compirà sulla croce, nella morte e nella gloriosa risurrezione. Si adempie così il progetto del Padre: “Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra.”
La gratitudine accresce la fedeltà.
Un fratello domandò a un anziano: «Indicami una sola cosa da custodire, perché io ne viva!». L'anziano gli disse: "Se puoi essere ingiuriato e sopportarlo, è una gran cosa, che supera tutte le virtù».
LA MISURA DEL BERE Ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo chi in un altro (1 Cor 7,7); ed è per questo che abbiamo qualche perplessità a fissare la misura del vitto per gli altri. Nondimeno, tenendo conto delle necessità dei più deboli, pensiamo sia sufficiente per ciascuno una emìna di vino al giorno. Chi poi ha avuto da Dio il dono di sapersene astenere, sappia che ne riceverà una ricompensa particolare. Qualora poi le condizioni del luogo o un lavoro eccezionale o l'eccessivo calore estivo richiedessero un supplemento, il superiore potrà concederlo, badando sempre che nessuno arrivi alla sazietà o all'ebbrezza.
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