preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Anche il bambino, appena capace di esprimersi e muoversi in modo autonomo, tenta di scrollarsi dalla mano della mamma per iniziare da solo le sue piccole grandi imprese. Essere liberi ed autonomi fa parte delle conquiste importanti della vita. Tutto ciò vale solo relativamente. Gesù infatti ci ammonisce: "Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre". La forza misteriosa, con cui il Padre ci attira a sé e al suo Figlio unigenito, è l'amore dello Spirito Santo. Ci viene così rivelato che il cristiano e chiamato a vivere nella comunione della Trinità. Siamo poi paternamente ammoniti che le imprese dello spirito, quelle che ci conducono a Dio, non possono essere realizzate con le sole energie umane. La scoperta o riscoperta della paternità divina ci conduce a Cristo, la conoscenza di Cristo, alimentata dall'Amore, ci unisce poi al Padre. La fede in Cristo e la conoscenza della sua opera di salvezza ci rendono certi di poter aspirare alla vita eterna. Le verità rivelate, che Gesù ribadisce per noi, danno nuovo vigore alla nostra fede, le sue verità ci nutrono, ma la via privilegiata per sentire realmente Dio con noi, è il pane di vita. Gesù vuole toccare il nostro cuore, la nostra mente, la nostra anima, ma vuole coinvolgerci direttamente in tutta la nostra realtà umana, sia fisica che spirituale. Dobbiamo mangiare il suo corpo, perché la sua carne divina si fonda con la nostra e il suo sangue fluisca nelle nostre vene. Così possiamo riacquistare la nostra somiglianza con Dio, anzi, la possiamo vedere ulteriormente esaltata. Le nostre persone, anima e corpo, diventano tempio sacro in cui abita la divinità, perché assimilati a Cristo, alla sua persona umano divina. Gesù lega la vita del mondo al nutrimento celeste che ha voluto lasciarci come garanzia della sua presenza, come fonte di vita vera. Dovremmo concludere che se episodi di morte e di violenza ancora ci opprimono dipende dall'assenza di Cristo, decretata da noi, e dal mancato nutrimento del suo pane. L'alternativa che si pone è di fondamentale importanza: o la vita con Lui o la morte in tutte le sue funeste manifestazioni. Una scelta che già avremmo dovuto fare da secoli!
Un anziano che abitava in Egitto diceva sempre: «Non c'è strada più breve che quella dell'umiltà».
IN QUALI ORE I FRATELLI DEVONO PRENDERE I PASTI Dal 14 settembre sino all'inizio della Quaresima il pasto sarà sempre a nona. In Quaresima poi fino a Pasqua sarà a vespro; nel qual caso l'ora dei Vespri sia regolata in modo tale che i fratelli mentre mangiano non abbiano bisogno della lucerna, ma si svolga tutto quando è ancora giorno. Così pure in ogni stagione, l'ora della cena o dell'unica refezione sia regolata in modo che tutto si faccia con la luce del giorno.
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