preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Non siamo soli, il Signore lo ripete in tanti modi. Il ricordo delle sue parole ci conforta come anche l'esperienza viva di fede che non abbandona coloro che scrutano con attenzione le Scritture, né chi vive la propria quotidianità con cuore generoso e accogliente. Se misuriamo le nostre forze ci troviamo deboli e bisognosi, ma se riconosciamo serenamente di cosa siamo plasmati, quella Parola entra in noi come Spirito vivificante, promesso per colmare le nostre lacune, per dilatare i nostri orizzonti e spallare le pareti dei nostri cuori rimpiccioliti dalla paura... Se ospitiamo lo Spirito, con lui coltiviamo la speranza della quale possiamo rendere ragione con la gioia e la sicurezza dei figli di Dio. «Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi». Pietro, chiamato a confermare i fratelli e a guidare la Chiesa di ieri e di oggi, invita tutti noi alla dolcezza, al rispetto, alla rettitudine che fa discernere la volontà di Dio. È un cammino verso la nostra più vera e profonda identità, che non teme minacce esterne, e che si fortifica nelle avversità. È allora che possiamo verificare la forza dello Spirito che agisce in noi; solo con questa disponibilità si può evitare ciò che agita le acque e toglie stabilità alla nostra imbarcazione. Cambiare rotta è pericoloso; rischiamo di non incontrare Colui che non ha mai smesso di darci indicazioni chiare ed inequivocabili per giungere alla mèta, di indicarci la via più semplice e diretta, quella che forse, per natura, noi non avremmo mai scelto. Tenere le mani salde sul timone è la nostra garanzia di salvezza; quel timone è lo stesso Pietro che si fa voce dello Spirito che attraversa i secoli. «Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui». Possibile che ci intimorisca tanto l'invito ad amare e ad essere amati? «Venite e vedete le opere di Dio, mirabile nel suo agire sugli uomini... venite, ascoltate voi tutti che temete Dio e narrerò quanto per me ha fatto». Questo sia il nostro impegno di cristiani, di specchi che riflettono piccoli raggi di luce in un mondo avvolto dalle tenebre.
Gli altri confratelli lodavano unanimemente un fratello in presenza dell'Abba Antonio; ma quando il vecchio lo ebbe messo alla prova, scoprì che non tollerava le offese. E il vecchio gli disse: Tu sei simile a un edificio, che, pur avendo una bella porta d'ingresso, tuttavia viene espugnato dai ladri per la porta di servizio.
COME DEVONO ESSERE ACCOLTI GLI OSPITI La cucina dell'abate e degli ospiti sia a parte, di modo che quando gli ospiti - che nel monastero non mancano mai - sopraggiungono a ore non previste, i fratelli non siano disturbati. E in questa cucina prestino servizio per un anno intero due fratelli che possano adempiere bene tale compito. Se c'è bisogno, si diano loro degli aiutanti perché servano senza mormorare; quando invece sono poco occupati, vadano a lavorare dove viene loro comandato. E questo non valga solo per costoro, ma in tutti gli uffici del monastero si usi questo criterio: che quando uno ha bisogno di aiuto, gli si dia; e quando invece è libero, obbedisca agli ordini ricevuti.
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