preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Quando si medita il testo biblico bisogna sempre fare attenzione ad ogni parola. Se avete notato, nel Vangelo di oggi si parla ben undici volte di testimoniare e testimonianza. La parola magica di oggi è la testimonianza. Infatti la testimonianza del Battista, come emerge nel brano di oggi, è apprezzata da Gesù: il precursore è stato un ottimo difensore della verità, una lampada luminosa e splendente, che ha orientato a Cristo, Luce per eccellenza. Ma c’è anche una testimonianza superiore che deriva a Gesù dalle sue opere. Per le opere, Gesù forse intende qui tutto il complesso della sua missione terrena che, sappiamo, ha avuto culmine con la sua morte sulla croce. In qualche modo tutti noi cristiani siamo chiamati a realizzare questa duplice testimonianza. Quella del Battista: essere delle lampade che con il loro splendore richiamano all’unica Luce: Cristo; quella delle opere: agire, comportarsi in un modo tale, da inquietare coloro che ci vivono accanto. “La testimonianza produce in noi un effetto duplice: innanzitutto c’è da capire se la testimonianza è vera o no, quindi muove l’intelligenza e l’intelligenza deve essere aperta per accoglierla, perché se ho pregiudizi non capirò mai la verità, resto fisso nei miei pregiudizi. Ma non solo la testimonianza parla all’intelligenza, parla poi al cuore, alla volontà…, se io non voglio accettarla, perché ho interessi contrari, la verità non l’accetto e ne faccio un’altra. Quindi la testimonianza esige non solo un’apertura mentale, libera da pregiudizi, ma anche una libertà del cuore che ama la verità, al di sopra di ogni interesse, che ha l’amore della verità, perché per lui la verità dell’amore sta sopra ogni cosa”. In questo tempo di Avvento siamo chiamati a essere veri testimoni dell’amore di Cristo, nella nostra quotidianità.
Il padre Elia disse: "Io ho timore di tre cose: di quando l'anima uscirà dal corpo, di quando mi incontrerò con Dio, di quando la sentenza sarà profferita su di me".
IL PRIORE DEL MONASTERO Capita abbastanza spesso purtroppo che per la nomina del priore nascano nel monastero gravi scandali. Ci sono infatti alcuni che, gonfi del malvagio spirito di superbia, si considerano come un secondo abate e, arrogandosi un potere assoluto, provocano scandali e divisioni nella comunità; e questo succede soprattutto in quei luoghi dove il priore viene designato dallo stesso vescovo o dagli stessi abati che hanno stabilito in carica l'abate. Quanto ciò sia assurdo è facile capirlo, perché così si dà al priore motivo per insuperbirsi già dall'inizio della sua carica; difatti i suoi pensieri gli insinueranno che egli è indipendente dall'autorità del suo abate, dal momento che anche lui è stato stabilito in carica da quelli stessi che hanno stabilito l'abate.
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