preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Con questa terza domenica di Avvento siamo ormai vicini al traguardo e anche il Vangelo di oggi ci consente di nuovo a riflettere sulla figura di Giovanni Battista ormai in carcere perché era già troppo di scomodo per i potenti di allora. “La vera prigione del Battista non erano i quattro muri di Macheronte, ma il buio di Dio, come dirà Martin Buber, cioè l’improvvisa incertezza nei confronti della sua missione e di colui al quale aveva reso testimonianza e preparato la strada”. Ecco perché manda i suoi discepoli a domandare a Gesù : “Ma sei tu quello che deve venire?”. Il Battista è un uomo che sta soffrendo e in fondo sta soffrendo perché ha preparato l’arrivo di questo Messia. E che succede? Sicuramente in fondo si stava dicendo: “Ma, io sto soffrendo, e ti chiedo sto soffrendo a buon fine? Dammi conferma!” Quante volte succede anche a ciascuno di noi al punto di imprecare contro il Signore. “Signore parlami, perché quando sto facendo la tua volontà, e magari sto un po’ patendo, sto un po’ combattendo, ma vale la pena? Vale la pena perché ci sei tu! Ma dammi conferma! Io ne ho bisogno”. In questa domenica che è la domenica Gaudete!, la domenica dell’allegria, questo testo viene a dirci che noi tutti possiamo essere più grandi di Giovanni Battista, perché Giovanni Battista, conosceva la Legge, noi conosciamo la misericordia, e così arriva la salvezza. Cerchiamo oggi di scoprire la quotidianità di Gesù, la sua umanità, mitezza, il suo condividere la vita con noi. Beato quindi chi smette di chiedere segni e certezze definitive e beato chi scopre Dio proprio nell’oscurità del mondo e della propria vita, annullando se stesso. Amen!
Il padre Zaccaria disse: "secondo me, monaco è colui che in ogni cosa fa violenza a se stesso".
L'ELEZIONE DELL'ABATE Se invece tutta la comunità, sia pure all'unanimità, eleggesse - non sia mai! - una persona accondiscendente ai propri vizi e questi vizi giungono in qualche modo a conoscenza del vescovo nella cui diocesi è situato il monastero o agli abati o ai cristiani vicini, essi non permettano che prevalga l'accordo dei perversi e scelgano un degno amministratore per la casa di Dio, convinti che ne riceveranno grande ricompensa, se agiranno con retta intenzione e per zelo verso Dio, mentre al contrario saranno colpevoli di peccato se trascurano di intervenire.
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