preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
La celebrazione che segue immediatamente la “messa del crisma” in cui si benedicono gli oli santi, è la celebrazione della “Messa in coena Domini”. Nella sensibilità collettiva è molto significativo il gesto messo in risalto nel Vangelo di oggi ossia la lavanda dei piedi. È toccante notare come Giovanni racconta con interesse, proprio la scena, il clima di quella sera dell’ultima cena: “Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, prese un asciugatoio e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto”. Impressionante, nessuna parola accompagna questo gesto eclatante, se non la parola sconvolta di Pietro che non vuole farsi lavare i piedi e la ferma reazione di Gesù che dice: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Quasi per dire che non si può entrare veramente nel cuore dell’Eucarestia senza aderire a questo gesto di amore così grande, che Gesù ci lascia come esempio di amore reciproco, cioè lasciarci lavare i piedi gli uni agli altri. Ecco perché la Pasqua inizia proprio da quei piedi nudi e sporchi. Questo è il vero amore che distrugge la logica del merito, che ci fa anche vivere fino in fondo l’esperienza della Pasqua. “Avendo amato i suoi”…” si può tradire l’amore, ma l’Amore non verrà mai meno, Cristo non è morto per noi perché ce lo meritavamo, ma è morto per noi per amore, senza nessun merito nostro.
L'abba Antonio scrutava la profondità dei giudizi di Dio; e domandò: «Signore perchè alcuni muoiono dopo breve vita, mentre altri giungono all'estrema vecchiezza? Perché alcuni mancano di tutto, e altri abbondano di ogni bene? Perchè i malvagi sono ricchi, e i buoni schiacciati dalla povertà?». Una voce gli rispose: «Antonio, occupati di te stesso: questi sono i giudizi di Dio e non ti è utile capirli».
LA MISURA DEL CIBO Nel caso si fossero eseguiti lavori più pesanti, l'abate avrà piena facoltà, se lo ritiene opportuno, di aggiungere qualcosa, purché assolutamente non si arrivi all'intemperanza e il monaco non sia colto dall'indigestione; nulla infatti è tanto sconveniente a ogni cristiano quanto l'ingordigia, come dice il Signore nostro: «State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano per l'eccesso di cibo» (Lc 21,34). Ai fanciulli più piccoli non si dia la stessa quantità di cibo, ma inferiore a quella degli adulti; e in tutto si conservi la sobrietà. Quanto poi alle carni di quadrupedi, tutti se ne astengano in modo assoluto, ad eccezione di coloro che sono molto deboli o ammalati.
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