preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
"Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita". Il Vangelo di oggi ci apre un po’ gli occhi perché noi possiamo pure conoscere tutto il catechismo, tutta la Bibbia a memoria, tutta la teologia, tutti i riti ma è pura illusione se rimaniamo ancora distanti da Dio. Per noi, diceva un nostro professore, il cristianesimo: “è Gesù Cristo!, e la dottrina, la Parola, la teologia, la liturgia sono solo modi diversi di scoprire, amare, e aggrapparci a Lui. Un cristianesimo senza la persona di Gesù è fumo senza arrosto. Senza Cristo sarebbe solo un’ideologia, una in mezzo alle altre o un insieme di moralismi adatti solo a complicare la vita delle persone”. Chi non ha mai fatto l’esperienza dell’incontro con la persona di Gesù non può gustare la dolcezza della vita cristiana e non può essere libero. "Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?". Il peggio è proprio questo: “avere tutto davanti agli occhi e non accorgerci dell'essenziale: tornare alla persona di Cristo”. La quaresima è tempo di tornare all’essenziale e lasciare cadere le maschere dell’ipocrisia, di far apparire ciò che siamo per davvero. La conversione a cui ci invita il vangelo di oggi non ci coinvolge solo personalmente ma ci interroga anche come famiglia, come comunità, come Chiesa. Si interrogava un articolista: “stiamo costruendo attorno alla Sua Persona o attorno a delle strategie pastorali, a iniziative, a concetti, a tentativi anche lodevoli in ambito caritativo ma che non sono un modo più forte e decisivo di aggrapparci a Lui? C'è ancora Gesù lì dove tutto parla di cristianesimo? C'è ancora Lui o solo l'ombra delle Sue idee?” In questo tempo di quaresima proviamo a rispondere a questi interessanti interrogativi.
Un novizio volle un giorno rinunciare al mondo. Disse all'anziano: "Voglio diventare monaco". L'anziano rispose: "Non ce la farai". L'altro disse: "Ce la farò". L'anziano disse: "Se realmente lo vuoi, va', rinuncia al mondo, poi vieni ad abitare nella tua cella. Egli se ne andò, donò ciò che possedeva, tenne per sé cento monete e tornò dall'anziano. L'anziano gli disse: «Va' ad abitare nella tua cella». Andò ad abitarvi. Mentre era là i suoi pensieri gli dissero: «La porta è vecchia e deve essere sostituita». Andò dunque a dire all'anziano: «I miei pensieri mi dicono: La porta è vecchia e deve essere sostituita». L'anziano gli rispose: «Tu non hai ancora rinunciato al mondo; va', rinuncia al mondo, e poi abita qui». Se ne andò, donò novanta monete, ne tenne dieci e disse all'anziano: «Ecco, ho rinunciato al mondo». L'anziano gli disse: «Va', abita nella tua cella». Andò ad abitarvi. Mentre era là i suoi pensieri gli dissero: «Il tetto è vecchio e deve essere rifatto». Andò dall'anziano: «I miei pensieri mi dicono: Il tetto è vecchio e deve essere rifatto». L'anziano gli disse: «Va', rinuncia al mondo». Il fratello se ne andò, donò le dieci monete e tornò dall'anziano: «Ecco che ho rinunciato al mondo». Mentre era nella sua cella i suoi pensieri gli dissero: «Ecco, tutto è vecchio, verrà il leone e mi mangerà». Espose i suoi pensieri all'anziano che gli disse: «Vorrei che tutto cadesse su di me e che il leone venisse a mangiarmi, per essere liberato dalla vita. Va', dimora nella tua cella e prega Dio».
QUALE DEVE ESSERE IL CELLERARIO DEL MONASTERO Tutti gli oggetti e tutti i beni del monastero li consideri come i vasi sacri dell'altare; e non ritenga nulla di poco conto. Non si lasci dominare dall'avarizia e neppure sia prodigo o sperperatore dei beni del monastero, ma faccia tutto con misura e secondo le direttive dell'abate. Soprattutto sia umile e a chi non può procurare la cosa richiesta dia una buona parola di risposta, come sta scritto: «Una buona parola vale più di ogni dono prezioso» (Sir 18,16-17). Tenga sotto la sua cura soltanto ciò che l'abate gli avrà affidato; non ardisca invece ingerirsi in ciò da cui l'abate lo avrà escluso. 1La quantità di cibo stabilita la serva ai fratelli senza alcuna arroganza e senza ritardi per non scandalizzarli, ricordando che cosa meriti, secondo la parola del Signore, chi scandalizza uno dei piccoli (Mt 18,6).
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