Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 27 marzo 2022

Mi alzerò e ritornerò, e dirò: perdonami...

«I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola». Le mormorazioni degli scribi e dei farisei nascono da un atteggiamento che abbiamo notato anche nel vangelo di ieri cioè l’intima presunzione di essere giusti. Con il vangelo di oggi siamo proprio nella parte più bella del vangelo di Luca cioè quella consacrata alla misericordia di Dio. Il vero protagonista di questa parabola non è il figlio prodigo ma piuttosto il padre che fa conoscere chi è Dio per l’uomo che si riconosce peccatore: amore infinito, misericordia. Scrisse Sant’Ambrogio: “non leggo nella Bibbia che Dio si sia riposato quando creò il cielo e la terra; o quando creò il mare e le piante; leggo che si è riposato quando creò l’uomo, perché finalmente aveva trovato uno cui potesse perdonare”. È la gioia che prova nell'amare ciò che sembra essere ormai smarrito. Per questo racconta due parabole simili che in entrambi i casi portano questa affermazione: “c’è più gioia di…”. La prima parabola è quella della pecora smarrita, e che il pastore va a cercare come se fosse la più cara. E quindi lascia da parte le novantanove, pur di trovare quell'unica pecorella. Infatti, diceva un amico, “si incontra l’amore solo quando si incontra qualcuno che ti ama come se tu valessi tutto, più degli altri, più di ogni altra cosa. Solo quando ti senti prediletto senti che l’amore ti salva. L’amore che ama tutti allo stesso modo non è amore che ti cambia la vita.” Incontrare Gesù significa incontrare un amore di predilezione, un amore che cambia la vita. La seconda parabola descrive una donna che perde una moneta e finché non la ritrova non smette di cercarla: «E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta». Bellissima esperienza dell’amore che non si arrende e che trascende ogni difficoltà. È l’amore delle mamme che non lasciano i loro figli anche quando tutti sono scapati. La conclusione però è comune a queste tre parabole: «Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». La quaresima è anche tempo di lasciarsi raggiungere da questo amore, convertendosi, decidendo come il figlio prodigo.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano disse: «Se l'uomo fa la volontà del Signore, non finisce mai di udire la voce interiore».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUELLI CHE PIÙ VOLTE RIPRESI NON VOGLIONO CORREGGERSI

Se un fratello, ripreso più volte per una qualsiasi colpa, se anche scomunicato, neppure così si sarà corretto, si usi con lui una punizione più severa, cioè lo si sottoponga al castigo delle battiture. Ma se nemmeno così si vorrà emendare, anzi levatosi in superbia - che non sia mai! - oserà addirittura difendere la sua condotta, allora l'abate agisca come un medico esperto: se ha adoperato i lenitivi, gli unguenti delle esortazioni, i farmaci delle divine Scritture e infine le bruciature della scomunica o delle piaghe delle verghe, e costata ormai che a nulla approdano le sue industrie, faccia ricorso - ciò che vale di più - alla preghiera sua e di tutti i monaci, affinché il Signore, a cui tutto è possibile, operi la guarigione del fratello infermo. Ma se neppure così quegli guarirà, allora l'abate usi senz'altro il ferro dell'amputazione, come dice l'apostolo: «Togliete il malvagio di mezzo a voi» (1 Cor 5,13); e ancora: «Se l'infedele vuole andarsene, se ne vada» (1 Cor 7,15), perché una pecora infetta non contagi tutto il gregge.


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