preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
“Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato”. In questa frase con cui inizia il Vangelo odierno, scopriamo forse la descrizione più bella di come si dovrebbe pregare. La preghiera non dovrebbe essere superficiale, uno spreco di parole vuote, ma deve essere un resoconto di ciò che viviamo nella quotidianità, nella nostra vita, con suoi punti alti e bassi. Certamente nonostante già esauriti dal viaggio della missione, sono però loro a riferire ciò che hanno vissuto. La risposta di Gesù è quella dell’ascolto, un ascolto che non è passivo ma un gesto pieno di amore verso i suoi discepoli. “Ed egli disse loro: «Venitevene ora in disparte, in un luogo solitario e riposatevi un poco». Difatti, era tanta la gente che andava e veniva, che essi non avevano neppure il tempo di mangiare”. Se Gesù ha capito che abbiamo bisogno del riposo non l’abbiamo capito certo noi che stiamo vivendo ormai senza sosta e in continua agitazione… Purtroppo il ritmo frenetico che ci impone la società odierna, non ci consente quasi più nemmeno il tempo di riposo. Siamo presi da tante cose e non abbiamo più nemmeno il tempo per noi. Ecco perché ci suggerisce un testo noto: “Prenditi tempo per pensare, perché questa è la vera forza dell’uomo. Prenditi tempo per leggere perché questa è la base della saggezza. Prenditi il tempo per pregare perché questo è il maggior potere sulla terra”. Abbiamo molti posti in cui riposarsi un po’, per ritirarsi ovviamente per rifare le forze: i monasteri, i conventi, i santuari… Perché subito dopo, quando scendiamo dal nostro monte, come Gesù, di nuovo: “vide la grande folla, provò compassione per loro, e si mise a insegnare”.
Terribile solitudine di Antonio Dove eri? Perché non sei apparso fin dall'inizio per porre fine alle mie sofferenze?'. E la voce gli rispose: 'Antonio ero là ma aspettavo per vederti combattere.
L'OBBEDIENZA DEI DISCEPOLI Ma questa stessa obbedienza sarà accetta a Dio e gradita agli uomini solo quando si esegue il comando senza esitazione, senza lentezza, senza svogliatezza, senza mormorare e senza opporre un rifiuto; 1erché l'obbedienza che si presta ai superiori, si presta a Dio; egli infatti ha detto: «Chi ascolta voi, ascolta me» (Lc 10,16). E bisogna che i discepoli lo facciano di buon animo, perché Dio ama chi dona con gioia (2 Cor 9,7). Se infatti il discepolo obbedisce malvolentieri, se si mette a mormorare, non dico con la bocca ma anche soltanto nel suo cuore, ancorché eseguisca il comando, la sua obbedienza non sarà gradita a Dio, il quale vede il cuore di lui che mormora; e quindi per tale azione non ottiene alcun merito, anzi incorre nel castigo dei mormoratori se non si corregge facendone penitenza.
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